Wall Street corre, ma salute e consumer defensive restano indietro. Le valutazioni di mercato dei due settori sono scese nelle ultime settimane e ora è possibile trovare titoli di qualità, come Allergan (AGN), General Mills e Procter & Gamble, scambiati a prezzi vantaggiosi.
Fiducia sulle prospettive di crescita di Allergan
AGN ha sottoperformato largamente il settore healthcare negli ultimi tre mesi (-14% contro il -4% della media del comparto) e ora è scambiata a un tasso di sconto di circa il 50% rispetto al fair value di 263 dollari (report aggiornato al 30 aprile 2018).
Allergan è riuscita a costruirsi una posizione di vantaggio competitivo nell’industria farmaceutica per effetto di un portafoglio prodotti molto ben diversificato e alla leadership in segmenti di nicchia come l’oculistica e l’estetica (con la produzione del Botox). Categorie di prodotto, queste, che si distinguono per processi produttivi molto complessi e costosi che costituiscono un forte ostacolo all’ingresso di nuovi potenziali competitor.
Il recente sell-off sui listini è da attribuire ai timori del mercato legati al deterioramento del business del gruppo americano in seguito alla concorrenza dei prodotti generici, ma gli analisti di Morningstar restano fiduciosi sul futuro dell’azienda: “Nel caso di alcuni farmaci come il Restasis (collirio a base di ciclosporina), il lancio dell’equivalente no brand è ancora incerto e questo ha convinto il management del gruppo ad alzare le stime sull’utile d’esercizio previsto per quest’anno. In generale, comunque, i risultati delle vendite continuano a essere in linea con le nostre previsioni. Come dimostrano i dati del primo trimestre”, dice Michael Waterhouse”.
“Il gap tra la nostra valutazione e quella del mercato è da imputare alla differente stima delle potenzialità di crescita della pipeline di farmaci prossimi al lancio. Nonostante ci siano stati dei problemi relativamente all’approvazione di alcuni prodotti, siamo convinti della bontà dell’offerta di Allergan e ci aspettiamo per i prossimi cinque anni una crescita media del fatturato del 2,3% e un’impennata degli utili a partire dal 2020”.
General Mills non teme la crisi del retail
Il bilancio degli ultimi tre mesi è stato ancora più severo per General Mills (GIS). Le azioni del gruppo americano, leader nel mercato domestico del cibo confezionato con marchi come Häagen-Dazs e Cheerios, hanno ceduto il 25% e ora sono scontate del 30% rispetto al fair value di 49 dollari (report aggiornato al 19 marzo 2018).
“Sulle valutazioni del titolo pesano le negative dinamiche del settore retail, dove si registra una costante contrazione in termini di traffico dei consumatori e una tendenza al consolidamento degli operatori. Cosa, questa, che in qualche modo riduce il potere contrattuale di General Mills nei confronti della sua rete di vendita”, dice Sonia Vora analista azionaria di Morningstar.
“Nonostante questo, però, siamo convinti che il portafoglio marchi del gruppo sia di alto valore e che possa garantire anche in futuro una redditività superiore alla media. Inoltre, l’azienda ha operato acquisizioni importanti, come quella di Blue Buffalo (cibo per animali), che conferma la tendenza a spostarsi verso prodotti di fascia elevata e a più alto valore aggiunto, mentre l’attenta opera di razionalizzazione dei costi permetterà di risparmiare importanti risorse da investire nella valorizzazione dei brand e nell’acquisizione di nuovi marchi”. Sulla base di queste ipotesi, le previsioni per i prossimi cinque anni indicano una crescita media del fatturato del 4% e dell’8% degli utili d’esercizio.
Procter & Gamble taglia i costi
Discorso analogo vale per Procter & Gamble, leader mondiale nel mercato dei prodotti per la cura della persona e della casa. Negli ultimi tre mesi il titolo si è deprezzato del 14%, in scia ai timori legati alla crescita della concorrenza nel settore e alla contrazione delle vendite del settore retail, tuttavia gli analisti confermano le loro previsioni di lungo periodo e la stima del fair value del titolo a quota 98 dollari (report aggiornato al 25 aprile).
“Il management sta lavorando alla riduzione dei marchi in portafoglio (portandoli da oltre 100 a 65) al fine di reinvestire le risorse risparmiate nell’espansione sui mercati emergenti. Questa opera di razionalizzazione ha fatto da freno alla crescita del fatturato, calato del 7% in media negli ultimi tre anni, ma nonostante questo l’azienda è riuscita a mantenere flussi di cassa molto elevati (pari al 15% dei ricavi totali). Ci aspettiamo che il taglio dei costi venga utilizzato in investimenti nel marketing a ulteriore sostegno dei brand del gruppo e che in questo modo il gruppo possa crescere nel fatturato a un ritmo del 3,5% nei prossimi cinque anni”, dice Erin Lash di Morningstar.
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