L’ABC della finanza dice che per abbassare il rischio complessivo del proprio portafoglio bisogna diversificare gli investimenti. Questo significa, in sostanza, possedere strumenti che si muovono in maniera indipendente l’uno dall’altro.
Un portafoglio finanziario, infatti, non deve essere giudicato solo dalle performance, ma anche dall’equilibrio che riesce a trovare tra rischio e rendimento nel lungo periodo. Un rapporto che, per sua natura, è precario e mutevole e che perciò deve essere continuamente ricercato tramite l’attività di diversificazione degli investimenti.
La diversificazione non si limita alla ripartizione per asset class. L’azionario, ad esempio, è una classe d’attivi molto ampia, composta da investimenti anche parecchio diversi tra loro. Infatti, i sotto-segmenti vengono classificati a seconda della capitalizzazione della società (large cap, mid cap e small cap), del mercato di riferimento (paesi sviluppati o mercati emergenti) e soprattutto del settore economico di cui fa parte l’azienda (industriale, finanziario, energetico, ecc.). È importante avere un’idea di come i vari settori economici rappresentati dalla propria esposizione azionaria si influenzino a vicenda, in modo da evitare di investire in strumenti che sono soggetti a movimenti molto simili.
Guardando i dati sottostanti, ad esempio, si nota come la correlazione tra i vari settori azionari sia cambiata nel corso degli ultimi cinque anni. Ad esempio, vediamo come l’oro abbia via via diminuito nel tempo la sua forza di diversificazione. I dati a cinque anni, infatti, mostrano tre correlazioni negative e molte altre vicine allo zero. Gli stessi coefficienti a 12 mesi, invece, sono tutti positivi e in alcuni casi sono sensibilmente aumentati.
Detto questo, secondo gli analisti Morningstar, attualmente i titoli del settore aurifero presentano in media delle valutazioni interessanti (dati in dollari al 15 maggio 2018).
Fonte: Morningstar
Al contrario, il settore delle utility, ha visto in generale aumentare la sua capacità a diversificare il portafoglio, dato che molti coefficienti di correlazione sono diminuiti negli ultimi 12 mesi. È il caso del rapporto con i titoli finanziari, passato da 0,19 a cinque anni a -0,28 a un anno, oppure quello con il settore biotecnologico, scesa da 0,16 a -0,33 nello stesso periodo.
I settori azionari oggetto dell’analisi sono elencati di seguito. I numeri corrispondono a quelli che appaiono nelle tabelle.
- Azionari Settore Metalli Preziosi
- Azionari Settore Biotecnologia
- Azionari Settore Beni e Servizi di Consumo Discrezionali
- Azionari Settore Beni e Servizi di Largo Consumo
- Azionari Settore Energia
- Azionari Settore Servizi Finanziari
- Azionari Settore Salute
- Azionari Settore Tecnologia
- Azionari Settore Beni Industriali
- Azionari Settore Comunicazioni
- Azionari Settore Servizi di Pubblica Utilità
- Azionari Settore Agricoltura
- Azionari Settore Energie Alternative
- Azionari Settore Infrastrutture
- Azionari Settore Risorse Naturali
Fonte: Morningstar Direct
Il coefficiente di correlazione è un parametro che misura in che modo la performance di uno strumento influenza l’andamento di un altro. Varia tra -1 e +1. Un coefficiente pari a 0 indica che non vi è alcuna relazione tra le performance dei due settori. Un coefficiente pari a 1 significa che c'è una correlazione positiva perfetta, il che significa che i due indici si muovono assieme, se uno sale del 10%, lo fa anche l’altro, e viceversa. Ovviamente, in caso di perfetta correlazione negativa (uguale -1) il rapporto è inverso: se il primo sale del 10%, il secondo perde il 10%.
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