Morningstar rivede i fair value di Unicredit e Intesa Sanpaolo

La decisione non è una risposta agli eventi politici di questi giorni. Preoccupano, però, il peggioramento delle condizioni economiche in Italia e il loro impatto sui crediti deteriorati delle banche.

Johann Scholtz 29/05/2018 | 11:18
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Gli analisti di Morningstar hanno deciso di rivedere la stima del fair value di Intesa Sanpaolo e Unicredit (UCG), aumentando la valutazione della prima, da 2,30 a 2,60 euro, e riducendo quella di UCG da 19 a 17 euro, e di confermare per entrambe un Moat rating pari ad assente.

Il sell-off sul listino milanese, seguito all’accordo di Governo tra Lega e Movimento 5 Stelle, ha fatto scivolare il prezzo delle azioni delle due banche su livelli di circa il 10% più bassi rispetto ai massimi degli ultimi 12 mesi, tuttavia le correzioni dei fair value, tengono a precisare gli analisti, non sono una risposta al percepito aumento del rischio politico, ma sono semplicemente dovute all’aggiornamento del modello di stima.

Reazione esagerata del mercato
A causa dell’alto rischio Paese riteniamo che chi investe nelle banche italiane debba ricercare un premio al rischio più elevato rispetto alla media degli istituti di credito europei. Ad ogni modo crediamo che il mercato sovrastimi la rischiosità del sistema bancario dell’Italia e, in particolare, che l’attuale valutazione di Intesa Sanpaolo (ISP) non rispecchi i suoi fondamentali. Non c'è dubbio che ISP debba affrontare un rischio maggiore rispetto alla media delle banche europee a causa dell’elevata percentuale di asset detenuti in Italia (80% del totale) e non crediamo che nel medio termine riuscirà a crescere nei ricavi e nella profittabilità a ritmi superiori rispetto ai competitor continentali.

Le preoccupazioni maggiori degli analisti sono legate al peggioramento delle condizioni economiche in Italia e al loro impatto sui prestiti deteriorati delle banche. Sia UniCredit che Intesa hanno ridotto l’incidenza di queste poste negative di bilancio, che però resta ancora alta: se esprimiamo tale valore in percentuale rispetto al patrimonio netto più le riserve per le perdite su crediti (il cosiddetto Texas Ratio), è pari al 70% per Intesa e al 65% per UniCredit.

I fondamentali restano solidi
I messaggi contrastanti dei due partiti hanno creato apprensione sui mercati, ma al momento il consensus generale è che un'uscita dell’Italia dall’euro resti improbabile. Alcune delle altre proposte più probabili come l’implementazione di un reddito di cittadinanza di 780 euro al mese e il taglio delle tasse aumenteranno il deficit del Paese ed è probabile che questo faccia crescere la pressione sui rendimenti dei titoli di Stato. I fondamenti di Intesa e UniCredit sono molto più solidi rispetto a due anni fa e questo scongiura la possibilità di una nuova ricapitalizzazione o di un piano di salvataggio per i due istituti. Mentre lo stesso non si può dire per il settore bancario italiano nel suo insieme. Per questo crediamo che Intesa e UniCredit siano in buona posizione per acquisire a poco prezzo altre banche in crisi finanziaria, come dimostra l’operazione che ha coinvolto ISP, Veneto Banca e Popolare di Vicenza.

 

 

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Titoli citati nell'articolo

Nome TitoloPrezzoCambio (%)Morningstar Rating
Intesa Sanpaolo3,83 EUR-0,49Rating
UniCredit SpA37,65 EUR0,15Rating

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Johann Scholtz  E' Equity Analyst di Morningstar.

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