Non ci sono ancora i dati ufficiali a fine maggio, ma secondo le prime stime di Morningstar sembrano prevalere i deflussi dai fondi azionari Italia, in un quadro politico incerto e che preoccupa i mercati finanziari internazionali. I preliminari, ancora incompleti, segnalano riscatti netti per circa 270 milioni di euro (al 30 maggio). Già ad aprile si erano avute le prime avvisaglie, nonostante la raccolta complessiva fosse rimasta positiva per 61 milioni.
In particolare, alcuni comparti erano stati particolarmente penalizzati, primo fra tutti Fidelity Italy (-29,52 milioni di euro al 30 aprile), a dispetto della performance mensile positiva (+4,6% al 30 aprile). E’ bene precisare, però, che il rendimento a uno e tre anni è stato inferiore alla categoria. Il fondo, guidato da Alberto Chiandetti e con Morningstar Analyst rating pari a Bronze (report di Francesco Paganelli del 26 ottobre 2017), ha storicamente sotto-pesato il settore bancario, il più colpito dai recenti sell-off (vedi grafico qui sotto).
Esposizione al settore bancario di Fidelity Italy a confronto con il Morningstar Italy
Fonte: Morningstar Direct
I Pir provano a resistere
Hanno mostrato resistenza alla volatilità di Piazza Affari nelle settimane successive al voto del 4 marzo, alcuni grandi comparti conformi alla normativa sui Pir (Piani individuali di risparmio), che, tra l’altro, pongono ai sottoscrittori dei vincoli di permanenza nell’investimento per poter usufruire dei benefici fiscali. Ad aprile, hanno trainato la raccolta Mediolanum Flessibile futuro Italia, Amundi Sviluppo Italia e Fideuram Piano azioni Italia, tutti con flussi netti superiori ai 20 milioni di euro (i dati di maggio non sono ancora disponibili).
Rispetto a Fidelity Italy, anch’esso diventato Pir nel corso del 2017, è possibile che questi strumenti abbiano una base di sottoscrittori composta soprattutto da risparmiatori individuali italiani e quindi siano meno esposti ai riscatti da parte di investitori istituzionali esteri.
Maggio in rosso
I segnali che maggio sarà un mese più difficile rispetto ad aprile vengono anche dai flussi verso gli Etf (Exchange traded fund) specializzati su Piazza Affari. Il più grande per dimensioni patrimoniali, Lyxor Ftse Mib ha avuto, secondo le stime preliminari di Morningstar, circa 19 milioni di euro di riscatti netti venerdì 25 maggio, cui si sono aggiunti oltre 23 milioni dopo che la crisi politica si è inasprita all’inizio di questa settimana.
Chi non teme la crisi politica
Non tutti, però, sono disposti ad alleggerire la posizione sull’Italia. Il gestore del fondo tedesco Fidecum contrarian value Euroland (non disponibile in Italia), Hans Peter Schupp, ha un’esposizione al Belpaese del 17,9% ben più alta dell’Msci Emu (6,43%) e non ha intenzione di cambiarla, come spiega Barbara Claus, analista di Morningstar in una nota del 30 maggio. “La decisione non deve sorprendere dato l’approccio di lungo periodo e contrarian del comparto”, spiega. “In genere, gli eventi macro non influenzano le decisioni di acquisto e vendita di un titolo, né c’è una strategia di allocazione geografica. Le scelte di ribilanciamento dipendono dal peso che un’azione assume per effetto dei movimenti dei prezzi di Borsa”. In ogni caso, Schupp non ha in programma di aggiungere altre società italiane all’interno del portafoglio e non ha nessuna banca quotata a Piazza Affari.
Nonostante il sovrappeso dell’Italia, gli analisti di Morningstar non ritengono di dover mettere il fondo Fidecum sotto revisione, anche se continueranno a monitorare con attenzione l’investimento.
Leggi l'analisi del mercato e le opinioni dei gestori nell'articolo "Italia, nessuna tragedia greca (per ora) di Valerio Baselli.
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