Se in portafoglio abbiamo un fondo azionario specializzato su Wall Street, dobbiamo cominciare a domandarci qual è la nostra reale esposizione all’America. In un mondo globalizzato, i ricavi di un’azienda sono sempre meno legati al luogo in cui ha sede, un dato che acquista ancora più rilevanza se si tiene conto degli annunci di protezionismo da parte del presidente Usa, Donald Trump. Secondo uno studio realizzato da Natalia Wolfstetter, Jeffrey Schumacher e altri ricercatori del Manager research team europeo di Morningstar, il 38% del fatturato delle società che compongono l’indice S&P 500 è prodotto fuori dagli Stati Uniti. Europa e Cina hanno un peso importante, rispettivamente del 14 e dell’8%.
Dove fanno il fatturato le aziende dell’S&P 500
I fondi growth sono più esposti all’estero
Tra i fondi azionari Usa coperti da Morningstar Analyst rating, l’esposizione all’estero del fatturato è mediamente simile a quella dell’S&P 500, ma i comparti con focus sulle large cap value sono più americo-centrici di quelli growth. L’indice Russell 1000 Value ha il 31% dei ricavi che arrivano dall’estero, contro il 42% del “cugino” orientato alla crescita. Analogamente, i prodotti specializzati sulle società a medio-piccola capitalizzazione hanno un giro di affari più domestico.
Sede e giro d’affari
Se usciamo dalla logica del domicilio per capire l’esposizione geografica del nostro portafoglio, scopriamo, ad esempio, che Capital Group Investment company of America (Analyst rating Silver, categoria Morningstar Azionari Usa large cap blend) ha l’88% del patrimonio allocato in aziende con sede negli Stati Uniti, ma ricava più del 40% dei profitti fuori dal paese nord-americano (dati di portafoglio a fine marzo 2018).
Occhio alla governance
Nonostante l’importanza della provenienza dei ricavi delle grandi multinazionali, il loro domicilio rimane comunque un aspetto fondamentale dell’analisi. Non tutte le nazioni, infatti, hanno gli standard di trasparenza e normative a tutela degli interessi degli azionisti come si trovano negli Stati Uniti o nell’Europa occidentale.
Il Morningstar Sustainability Atlas rivela che la Cina, la Corea del sud, il Giappone, la Russia e altri paesi dell’Est Europa hanno punteggi bassi in temi di governo societario (etica negli affari, presenza di amministratori indipendenti nei Cda, ecc.). Nella mappa qui sotto sono indicati in rosso.
Atlante della Sostenibilità di Morningstar: punteggi sulla governance
Cinesi a Wall Street
Ci sono poi grandi aziende che mantengono comunque una concentrazione dei profitti su determinati mercati. Il gigante cinese di Internet, Alibaba, è quotato sul New York stock exchange con il suo Adr (American depositary receipt). La sua capitalizzazione è cresciuta negli ultimi anni a circa 500 miliardi di dollari (a fine marzo). Se fosse incluso nell’S&P 500 rientrerebbe nella top 10 dei titoli. Tuttavia, i ricavi al di fuori della Cina sono talmente residuali che non viene neppure riportato in bilancio la ripartizione geografica.
Il fondo Loomis Sayles US growth equity (Analyst rating Silver) ha una esposizione ad Alibaba del 6,4% (a fine marzo 2018). Nonostante rientri nella categoria Azionari Usa large cap growth, deriva circa il 52% dei ricavi da mercati differenti da quello a stelle e strisce. Da sola, l’Asia emergente rappresenta circa il 22%. Tra i fondi coperti dalla ricerca Morningstar, è quello più esposto al di fuori dell’America (dati a fine marzo 2018). Da prospetto informativo, il gestore può investire fino al 20% in aziende non statunitensi. In passato si è mantenuto intorno al 5%, ma negli ultimi anni la percentuale è cresciuta.
Insomma, non si può dire di conoscere un fondo finché non si guarda sotto l’etichetta e oltre le classificazioni standard, che per altro sono utili per orientarsi.
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