Un asset di investimento che può crollare da un momento all’altro e, quindi, da evitare. Oppure: uno strumento correlato negativamente con l’azionario e, di conseguenza, un elemento importante per diversificare un portafoglio. “Poche asset class hanno diviso gli investitori negli ultimi anni come i bond governativi”, dice Mark Preskett, Portfolio manager EMEA di Morningstar Investment management. Un dubbio che assale soprattutto gli investitori più cauti, quando vedono il loro portafoglio formato da 20% equity e 80% bond perdere valore. Quindi, dove sono le capacità di difesa del reddito fisso e perché bisogna averlo?
La difesa del bond
“Movimenti improvvisi nei bond a volte sono inevitabili e imprevedibili”, dice Preskett. “E servono a ricordarci che hanno virtù di difesa, ma non sono magiche come molti credono”. Per questo è bene piantare dei paletti intorno ai quali costruire le strategie difensive utilizzando (anche) la carta governativa. “Il primo, che deve valere come regola generale, è che i government bond con scadenze lunghe tendono a essere correlati negativamente con le azioni large cap”, spiega Preskett. “Possono esserci dei periodi in cui i due asset si muovono insieme, come è successo durante il taper tantrum del 2013 (quando la Federal Reserve ha ridotto gli acquisti di bond a rischio, Ndr). Ma, nel lungo periodo, si muovono in direzioni opposte. Combinare asset class che sono correlate negativamente può dare agli investitori rendimenti migliori e permette di diminuire la volatilità generale del portafoglio”.
Il secondo paletto da prendere in considerazione è che, quando si parla di asset difensivi, non ci si riferisce solo ai bond governativi. “E’ facile guardare alle correlazioni fra azioni e obbligazioni”, dice Preskett. “Ma la costruzione di un portafoglio deve prendere in considerazione anche altri aspetti e dipende dalle valutazioni. Per questo è bene utilizzare l’intero spettro di strumenti a disposizione: tutto, dalla liquidità ai titoli Tlc (per fare due esempi) può essere utile per ridurre certi rischi e migliorare il rendimento”.
Restando sui bond, per capire quale potrà essere il trend, Morningstar utilizza l’analisi fondamentale. “Si puo avere una visione sulla direzione degli yield nel lungo termine prendendo in considerazione elementi come gli obiettivi di inflazione delle Banche centrali, i rendimenti reali e valutando l’ampiezza della curva dei rendimenti”, dice il portfolio manager. “Inevitabilmente le prospettive variano da paese e paese. Per quanto riguarda il Regno Unito, ad esempio, il nostro approccio fondamentale ci porta ad attendere un rendimento nominale di lungo periodo del 4%-5% rispetto all’1,5%. In questo senso non ci aspettiamo grandi performance in termini di prezzo”.
L’andamento di alcuni governativi a confronto
“Una delle cose belle dei bond dei bond è che ne conosciamo il rendimento, a scadenza, fin dall’inizio”, dice Preskett. “Quindi, in assenza di eventi particolari come il default dell’emittente, sappiamo quale yield darà un determinato titolo nel corso della sua vita. E’ chiaro che un investimento di questo tipo, da solo, avrebbe senso solo in una fase di deflazione e di andamento economico negativo. Come regola generale dovremmo pensare al rendimento generale di un’obbligazione e quale ruolo potrebbe giocare nel caso di una discesa dei mercati. Un altro concetto da tenere a mente è quello del posizionamento del proprio portafoglio. Bisogna pensare bene al peso che si vuole dare agli asset e cercare di massimizzare i benefici della diversificazione in maniera tale da ridurre i rischi di una permanente perdita di capitale”.
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