Pubblichiamo una sintesi dell’articolo di Jon Hale.
Il disinvestimento dalle fonti fossili procede a ritmi elevati, ma i cambiamenti climatici corrono più veloci. “Lo sviluppo di tecnologie green e la transizione verso energie rinnovabili rappresentano il cambiamento economico più rilevante dai tempi della rivoluzione industriale. In passato il capitalismo ha prodotto danni ambientali enormi e le ripercussioni sul clima sembrano più gravi del previsto”, dice Jeremy Grantham, cofondatore e Chief Investment Strategist di Grantham Mayo van Otterloo (GMO) nel suo intervento alla Morningstar Investment Conference di Chicago.
Come può dunque un investitore fare delle scelte consapevoli in tema di climate change? Grantham indica tre azioni: disinvestire dai combustibili fossili, investire nella green economy e incoraggiare le aziende ad adottare scelte votate alla sostenibilità.
Figura 1: Indici a confronto
“I professionisti sono scettici quando si parla di strategie del disinvestimento. A loro avviso ridurre l’universo disponibile aumenta il rischio di sottoperformare il mercato, mentre è più corretto dire che aumenta semplicemente il tracking error del portafoglio rispetto al benchmark di riferimento. Questo potrebbe produrre, dunque, una sovra o sottoperformance nel breve periodo, ma nel lungo termine le differenze sono minime, come testimonia il confronto tra l’indice S&P500 e il suo omologo che non comprende il settore energia (Figura 1). Inoltre, la decisione di uscire dalle fonti fossili non è solo un modo per allineare il portafoglio ai propri valori, ma anche una strategia di lungo termine, basata sulla tesi che queste industrie sono destinate ad un lento declino e che i loro asset perderanno progressivamente valore. Il petrolio avrà vita fino a quando non si affermeranno sul mercato le auto elettriche, da quel momento in poi per i produttori di greggio saranno tempi davvero duri”, aggiunge Grantham.
Uno strumento per aiutare gli investitori a stare alla larga dei combustibili fossili lo fornisce Morningstar con le nuove carbon metrics. In particolare, viene assegnata la designazione Low Carbon a quei fondi che sottopesano i combustibili fossili di almeno il 30% rispetto al mercato nel suo insieme e hanno un basso rischio derivante dalle emissioni inquinanti (per approfondimenti clicca qui, Ndr)).
La seconda scelta attiva di un risparmiatore consapevole può essere quella di sottoscrivere fondi che investono nella green economy. Sono in pochi quelli che possono acquistare quote del fondo GMC Climate Change GCCHX gestito da Jeremy Grantham, che prevede un investimento minimo di 5 milioni di dollari e che investe in società nel settore delle energie rinnovabili, dell’efficienza energetica, del cibo, dell’agricoltura e della silvicoltura. Tuttavia ci sono diverse opzioni di comparti “green”, con un track record sufficientemente ampio e con soglie di ingresso accessibili.
La terza via è quella di incoraggiare le aziende a essere più sostenibili. Ciò significa stimolare un cambiamento nella mentalità aziendale che induca il management a focalizzarsi su scelte di lungo termine e che abbiano un impatto positivo sull’ambiente.
Come si può fare questo investendo in fondi? Il Rating di sostenibilità di Morningstar è uno strumento valido in questo senso. Un fondo con cinque globi è infatti un comparto che investe in società che sotto il profilo della tutela dell’ambiente, del sociale e della governance hanno ottenuto valutazioni superiori alla media del settore. Investire in fondi con rating pari a quattro e cinque globi ed evitare quelli con un globo è dunque un buon punto di partenza per integrare criteri di sostenibilità nel proprio portafoglio.
Una seconda alternativa, in questo senso, è quella di optare per quei fondi che hanno un esplicito mandato di sostenibilità. Sebbene il processo di selezione dei titoli possa variare da fondo a fondo, si tratta comunque di strumenti che incorporano consapevolmente criteri di sostenibilità nel loro processo d’investimento. Molti di essi, inoltre, si impegnano attivamente con le società di cui detengono quote per incoraggiare comportamenti più sostenibili.
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