Aumenta la raccolta e cresce l’offerta. Due dati che mostrano il buon stato di salute degli investimenti sostenibili in Europa alla fine del primo semestre. Secondo le stime di Morningstar, i flussi netti stimati sono stati di 32,1 miliardi di euro, contro i 28,8 dei precedenti sei mesi. Il patrimonio in gestione, anch’esso in crescita, è ora di quasi 560 miliardi.
Tra lanci e nuovi mandati
Da gennaio a giugno sono stati lanciati 77 nuovi fondi sostenibili (nel precedente periodo erano stati 118), di cui sette indicizzati e dieci Exchange traded fund (Etf). La maggior parte è azionaria (33). Seguono gli obbligazionari (10), i bilanciati e gli alternativi (rispettivamente 29 e 5).
Ma non ci sono solo debutti. “Le società di gestione hanno cominciato ad integrare i criteri di sostenibilità nei prospetti informativi dei fondi esistenti e in alcuni casi nei nomi”, dice Hortense Bioy, responsabile della ricerca sulle strategie passive e ESG di Morningstar in Europa. “Questo può essere letto come un segnale di maggior impegno su tale fronte da parte delle case di investimento”.
Secondo Bioy, prevedere un mandato socialmente responsabile per i fondi già esistenti ha degli indubbi vantaggi rispetto al lancio di un prodotto nuovo. “Permette ai gestori di fare leva sugli asset esistenti per entrare nel segmento della sostenibilità, evitando di dover creare un comparto da zero, e accorciando il periodo per raggiungere adeguate economie di scala”, spiega l’analista. “Può anche essere un modo per rinvigorire strumenti che faticano ad attrarre flussi di capitali. In ogni caso, ci aspettiamo che il trend continui”.
Chi raccoglie di più
Tra le case di investimento, BNP Paribas è quella che nel primo semestre ha registrato la più alta raccolta a livello europeo sulla sua gamma di oltre 100 fondi sostenibili (+3,15 miliardi di euro). Seconda è Morgan Stanley con 3,1 miliardi e terza Handelsbanken (3 miliardi). In termini di patrimonio gestito sui mandati socialmente responsabili, prima è Amundi (48,1 miliardi), seguita da BNP Paribas con 38,9 miliardi.
Normativa a impatto
Le dinamiche future dell’industria saranno influenzate dagli sviluppi della normativa. Il Piano di azione della Commissione europea per una crescita più sostenibile include la proposta di una tassonomia per le attività di questo tipo, una maggior trasparenza su rischi e opportunità e lo sviluppo di nuovi indici di riferimento. “Una delle principali ragioni alla base dell’esigenza di creare una classificazione è quella di dare agli investitori più sicurezza su ciò che è veramente green e differenziarlo dal green washing (neologismo che indica le pratiche aziendali volte a sfruttare la popolarità dei temi ambientali per acquisire una reputazione verde, ma solo di facciata e non sostanziata dai fatti, Ndr)”, spiega Bioy. “Il nuovo linguaggio obbligherà i gestori a definire le strategie e i processi con più chiarezza”.
L’intero pacchetto è comunque destinato ad incidere sul risparmio gestito. La futura regolamentazione potrebbe obbligare le società di investimento a dichiarare l’impatto dei rischi ESG sui rendimenti e come questi vengono gestiti. Allo stesso tempo, ai consulenti finanziari potrebbe essere chiesto di verificare le preferenze dei clienti in tema di sostenibilità e di tenerne conto nella selezione dei prodotti e nella valutazione della loro idoneità.
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