Facebook, i perché del crollo

Espansione dei ricavi inferiore al consensus, rallentamento della crescita degli utenti mensili e contrazione dei margini di profitto. I dati del secondo trimestre allarmano il mercato e gli analisti di Morningstar tagliano il fair value del 6%.  

Francesco Lavecchia 27/07/2018 | 11:52
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La Borsa lancia l’allarme utenti per Facebook e il titolo crolla del 19%. I dati del secondo trimestre del social network più popolare al mondo aumentano le preoccupazioni del mercato: i MAU (monthly average users, gli utenti medi al mese) sono saliti dell’11%, rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, ma continuano a rallentare la loro marcia per il terzo periodo consecutivo. In Europa il progresso è stato del 4%, più basso rispetto al +7% realizzato in media negli ultimi quattro anni. Mentre il dato relativo al Vecchio continente può essere ricondotto parzialmente all’entrata in vigore della normativa sulla protezione dei dati (General Data Protection Regulation), dicono gli analisti di Morningstar, negli Usa e in Canada la causa è legata alla saturazione del mercato.

Ci sono anche delle note positive
“A nostro avviso ci sono comunque delle note positive. In altre regioni, come Asia e resto del Mondo, la crescita dei MAU è stata più forte, e la capacità di monetizzare i propri utenti resta nettamente superiore a tutti gli altri social network. Rispetto allo stesso periodo dello scorso anno il ricavo medio per utente (ARPU) è cresciuto del 26% anno su anno trainato dalle buone performance negli Usa (+34%), Canada (+40%) ed Europa (+23%), i prezzi degli annunci pubblicitari sono aumentati del 17% e il loro volume è salito del 21%. Bisogna tenere a mente, poi, che il gruppo di Zuckerberg è proprietario anche di un altro social network molto popolare come Instagram che, al momento, conta circa un miliardo di utenti. Il rallentamento dei MAU di Facebook, a nostro avviso, potrebbe produrre un aumento degli utenti e di conseguenza dei ricavi prodotti da Instagram”, dice Ali Mogharabi di Morningstar.

A preoccupare sono anche i margini di profitto. Nel secondo trimetre l’Ebit si è attestato al 44%, in calo di circa 3 punti percentuali rispetto a un anno fa a causa dei maggiori investimenti e della lievitazione delle spese di marketing e vendita, dato che l'azienda deve ancora fare i conti con il post-scandalo di Cambridge Analytica. “Sulla base delle indicazioni del management abbiamo apportato delle rettifiche alle nostre stime sul margine operativo per il 2018, tagliandolo dal 45% al 43%, e per il 2019, dal 44% al 37%. Il gruppo, infatti, prevede di aumentare in maniera significativa la spesa in tecnologia e personale al fine di un maggior controllo dei contenuti e della sicurezza dei dati e di continuare a investire in ricerca e sviluppo per aumentare la capacità di monetizzare i propri utenti, specialmente in mercati saturi come gli Stati Uniti e l'Europa”, aggiunge Mogharabi. 

Gli analisti tagliano il fair value
Le previsioni per una contrazione dei margini di profitto nei prossimi anni hanno costretto gli analisti a tagliare il fair value del titolo del 6% portandolo a quota 186 dollari. In seguito al forte sell-off seguito alla pubblicazione dei dati le azioni Facebook sono scambiate a prezzi più vantaggiosi ma la raccomandazione degli analisti è quella di attendere un ulteriore calo delle quotazioni (nell’intervallo tra 150 e 160 dollari) prima di esporsi sul titolo che, al momento, è valutato con un Rating Morningstar di 3 stelle.

 

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Francesco Lavecchia

Francesco Lavecchia  è Research Editor di Morningstar in Italia

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