La fusione diventa ricca

Le operazioni di M&A nel secondo trimestre sono diminuite leggermente ma valgono di più. L’Europa lascia al palo gli Stati Uniti. Le società preferiscono muoversi prima che salgano i tassi di interesse. Il settore finanziario, intanto, si trasforma.

Marco Caprotti 05/09/2018 | 14:56
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Meno fusioni e acquisizioni, ma più ricche. É questo il quadro sull’attività di M&A in Nord America e in Europa tracciato da Pitchbook (la società di Morningstar che si occupa di raccogliere dati ed elaborare analisi sulle aziende non quotate). Nel secondo trimestre del 2018 nelle due regioni, in totale si sono registrati 4.735 deal, in calo rispetto ai 4.823 dei primi tre mesi dell’anno. Il valore delle operazioni portate a termine fra aprile e giugno, tuttavia, è stato di 987,8 miliardi di dollari contro i 799,7 miliardi del periodo gennaio-marzo. Andando nel dettaglio geografico, negli Stati Uniti l’attività di M&A è calata del 2%, mentre nel Vecchio continente è aumentata del 24%.

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“Nel trimestre analizzato sono state chiuse cinque operazioni sopra i 10 miliardi di dollari, fra cui l’acquisizione di Monsanto da parte di Bayer (63 miliardi) e quella di UPC Czech da parte di Vodafone (18,4 miliardi) che hanno fatto aumentare il valore delle operazioni, nonostante il calo dei deal”, spiega Wylie Fernyhoug, analista di Pitchbook. “Operazioni di questo tipo probabilmente ci saranno anche nei prossimi mesi (in pista ci sono l’acquisizione di Express Script da parte di Cigna per 67 miliardi e quella da 71,3 miliardi di 21st Century Fox da parte di di Walt Disney, Ndr) e renderanno il 2018 un anno importante sotto questo punto di vista. Probabilmente non sarà battuto il record del 2015, ma probabilmente stiamo assistendo un’annata che supererà ancora i 3mila miliardi di valore”.

M&A e tassi
Il mercato delle M&A è legato a filo doppio ad alcuni fattori come il sentiment delle aziende, i fondamentali delle società e, più in generale, a tutti quegli elementi macroeconomici che possono influenzare l’accesso ai finanziamenti. “Anche le differenti politiche monetarie delle Banche centrali possono condizionare questo mercato”, continua l’analista. “Oggi c’è in giro molta liquidità che fornisce alle società i mezzi di finanziamento necessari per fare acquisizioni. I tassi di interesse, tuttavia, stanno salendo in Usa mentre in Europa resteranno ai minimi storici per almeno un altro anno. Nel medio e lungo termine, il costo del denaro aumenterà a livello globale. Questo significa che le società, soprattutto quelle che hanno bisogno di fare deal da decine di miliardi di dollari attraverso il debito, sono spinte ad agire subito per risparmiare sui costi di finanziamento”. In questa situazione, gli amministratori delegati sono diventati sempre più attivi, soprattutto, quando si tratta di cedere asset considerati non strategici.

I settori che si sono dimostrati più attivi, confemando in questo modo la tendenza vista nel passato, sono stati l’IT e l’healthcare (vedi tabella sotto).

Attivita M&A nei diversi settori
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La finanza si consolida
Da sottolineare l’attività di M&A registrata nel primo semestre del 2018 dal settore finanziario dove ci sono stati 790 deal per un controvalore di 161,5 miliardi rispetto alle 960 transazioni dello spesso periodo dell’anno precedente (227,6 miliardi). “Le operazioni sono diminuite, ma il numero e l’ammontare restano considerevoli”, spiega l’analista. “Il settore sta cambiando: dalle banche alle società di gestione, la vecchia guardia sta facendo i conti con le differenti scelte dei clienti, con una nuova razza di concorrenti e con regolamenti sempre più stringenti che la stanno costringendo a mutare pelle. Il sistema più veloce per farlo spesso è quello delle M&A”.

Le M&A nel settore finanziario
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Info autore

Marco Caprotti

Marco Caprotti  è Giornalista di Morningstar in Italia.

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