Crisi turca: ecco cosa temono le banche europee

Le azioni degli istituti del Vecchio continente si sono indebolite con il peggioramento della situazione economica del paese emergente. I timori sono giustificati? Gli analisti di Morningstar disegnano tre scenari.   

Marco Caprotti 11/09/2018 | 14:51
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I banchieri europei guardano la Turchia e sudano freddo. Le azioni degli istituti del Vecchio continente sono andati in picchiata da quando il paese emergente è entrato in una delle peggiori crisi economiche della sua storia. Il timore è che l’esposizione che hanno nella regione possa portare forti perdite.

La paura ha un fondamento. “Molte banche europee hanno una presenza tramite delle affiliate in Turchia e il paese è alle prese con una forte inflazione e con il calo della divisa”, spiegan Johann Scholtz, analista di Morningstar. “Il tutto è peggiorato dalle tariffe sulle importazioni applicate dagli Stati Uniti che stanno aumentando il deficit commerciale degli emerging in generale”. La lira turca ha perso metà del suo valore nella prima metà del 2018. Un crollo che ha subito una brusca accelerazione a partire dall’inizio di agosto.

Lira turca/euro
lira

 

La paura delle banche
“Il sistema bancario turco è esposto in maniera importante alle monete estere”, continua l’analista. “Il 36% dei prestiti erogati dagli istituti locali è in valuta straniera. Lo stesso vale per il 46% dei depositi”. Il fatto di essere denominati in divisa estera non preserva chi ha sottoscritto un prestito da eventuali default. “Un debitore turco che avesse sottoscritto un prestito in euro due anni fa, ad esempio, adesso dovrebbe ripagare una somma più che doppia in lire turche”. Le preoccupazioni riguardano anche gli istituti del Vecchio continente che, nel corso degli anni, hanno fornito, in varia misura, liquidità e finanziamenti alle affiliate del paese. “In questo momento è difficile dare una misura del livello di rischio a cui vanno incontro gli istiututi europei che lavorano in Turchia”, dice l’analista. “Tuttavia è indubbio che dei pericoli ci siano”.

L’esposizione delle banche turche alle valute estere
turc
L’analista ha disegnato tre scenari possibili

Scenario di base
“L’economia turca attaversa una fase dolorosa di ribilanciamento nel quale diminuisce la sua dipendenza dagli investimenti esteri”, dice Scholtz. “Prima o poi l’economia entra in recessione. Crediamo che la profittabilità delle banche turche e gli alti livelli di capitale di riserva permetteranno agli istituti più grandi di superare la crisi. Le banche europee possono far fronte alla situazione senza doversi finanziare sul mercato”.

Scenario peggiore
“La turchia entra in una profonda crisi sistemica e le continue perdite costringono gli istituti del paese a ricapitalizzazioni”, dice l’analista. “Nel frattempo le banche europee erogano una serie di prestiti a breve termine alle loro consociate. La lira turca continua a scendere e il governo inizia a controllare i prestiti stranieri bloccando di fatto gli investimenti in hard currency delle banche europee all’interno dei confini. Questo aumenterebbe i rischi di bilancio degli istituti del Vecchio continente sia nel breve che nel lungo periodo creando perdite che, a loro volta, porterebbero a svalutazioni dei loro portafogli. Riteniamo, tuttavia, che al momento questo scenario sia quello meno probabile”.

Scenario migliore
“L’economia turca continuerà a peggiorare e c’è la possibilità che vada in recessione”, dice l’analista”. “Tuttavia la qualità del credito e degli investimenti è migliore del previsto e le banche turche possono attraversare la tempesta senza doversi rivolgere agli azionisti per capitali freschi. La profittabilità torna a livelli alti e la crescita diventa sostenibile anche grazie alle ristrutturazioni e alle riforme messe in campo dal paese. La lira turca si apprezza e il mercato comincia ad avere maggiore fiducia sulle possibilità di ripresa del paese”.

 

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Info autore

Marco Caprotti

Marco Caprotti  è Giornalista di Morningstar in Italia.

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