C’era una volta un mercato in cui l’asset difensivo per eccellenza era l’oro, i bond erano un sistema sicuro per bilanciare i rischi dell’azionario e i dividendi più interessanti li pagavano società che non subivano troppi scossoni in Borsa come le utility. Poi due crisi, la nascita di società tecnolgiche che hanno cambiato il volto anche ai settori più tradizionali, nove anni di corsa dei listini, l’arrivo delle criptovalute e la caccia sempre più difficile al rendimento in un mondo in cui l’equity è sopravvalutato hanno trasformato quelli che sembravano principi immutabili degli investimenti.
Come cambia la cedola
Un esempio di questa trasformazione sono i dividendi. “Nel corso degli anni, i mercati sono cambiati e ormai la ricerca delle cedole va fatta in maniera diversa”, spiega Dan Kemp, Chief investment officer EMEA di Morningstar Investment Management (MIM). Un punto di vista potrebbe essere quello geografico. Due esempi all’estremo sono gli Stati Uniti e l’Italia. L’azionario Usa ha un’esposizione del 25% all’hi-tech. Nella Penisola questo settore è praticamente assente mentre pesano molto (55%) finanziari ed energia. “Queste differenze possono cambiare la sostenibilità del payout a livello geografico e vanno tenute in considerazione quando si parla di cedole”, dice ancora Kemp.
Altri punti di osservazione possono essere quelli che Morningstar definisce Super Sector, universi che racchiudono insiemi considerati affini per la loro sensibilità agli umori dell’andamento economico: Cyclical (materiali di base, beni di consumo discrezionali, finanziari e real estate), Defensive (Salute, beni di consumo di prima necessità e utility) e Sensitive (Tlc, energia, industriali e tecnologia). “Guardati da qui, i dividendi mostrano una crescita più stabile nel lungo periodo”, dice il Cio di MIM.
Non scappare dai bond
Anche il mondo dei bond è cambiato. Il Treasury decennale, una volta considerato uno degli investimenti sicuri per eccellenza dà oggi rendimenti superiori al 3%. E, siccome gli yield si muovono in maniera inversa rispetto ai prezzi, ogni salita del rendimento del Tbond si traduce in una perdita di capitale. Più aumenta la duration dei bond, tra l’altro, più diventano sensibili ai tassi di interesse. Questo spiega perché un investitore deve essere molto attento quando analizza i rischi legati alla duration e alle perdite di capitale dei bond governativi. Questo non significa che si debba abbandonare l’investimento in obbligazioni. “Specialmente in un momento in cui il pericolo di una recessione è basso e i fondamentali delle società sono robusti” spiega un report di J.P Morgan Asset Management. “Gli investitori devono anche ricordare che il 2018 è ancora un anno in cui le Banche centrali acquistano i bond. La Bce e la Bank of Japan continuano con le loro operazioni di stimolo. Questo ha due vantaggi: difende da una eccessiva discesa dei prezzi dei titoli governativi e mette un tetto alla futura crescita dei rendimenti”.
Oro o Bitcoin?
Molti intanto si stanno domandando se non sia arrivato il momento di abbandonare l’oro per spostarsi su strumenti nuovi come le criptovalute. Un dubbio legittimo dopo che le quotazioni del Bitcoin, nel 2017 sono cresciute del 1.800%. Ma l’idea non convince gli analisti di Morningstar che vedono nel metallo giallo una fonte di valore. Le loro previsioni dicono che, dopo le discese dei mesi scorsi che lo hanno portato intorno a 1.100 dollari l’oncia, è pronto a uno scatto che dovrebbe farlo arrivare a superare i 1.300 dollari entro il 2020.
L’idea di sostituirlo con le criptovalute, tra l’altro, sembra non funzionare sotto diversi punti di vista. Come spiega Kristoffer Inton, analista di Morningstar, l’oro ha cinque caratteristiche: 1) Liquidità: Il mercato dell’oro è molto liquido sia per il prodotto fisico che per i titoli ad esso legato. Il suo valore è riconosciuto universalmente. La liquidità, quindi, non conosce barriere geografiche; 2) Utilizzo funzionale: La gioielleria è il settore principale nel quale viene utilizzato e pesa per più della metà della domanda globale. Un altro 10% di richiesta arrriva dalle industrie; 3) Scarsità di offerta: Si tratta di un prodotto minerario e non ci sono molti siti da cui estrarlo; 4) Certezza della domanda in futuro: Di solito quando si parla di commodity è difficile fare previsioni sull’andamento del loro valore. L’oro, però, ha una lunga storia come materiale di gioielleria e da sempre tutte le culture ne riconoscono il suo valore. 5) Persistenza: L’oro non si corrompe, non si ossida, non marcisce e richiede poca manutenzione. Le cripotvalute, da parte loro, non possono aderire a tutte queste cinque caratteristiche (hanno solo la persistenza).
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