Le nuove sfide della moda italiana

Il segmento va bene, anche in Borsa. Ma, dicono gli analisti, deve essere in grado aggiornarsi sul fronte della sostenibilità e dell’e-commerce per essere competitivo a livello globale. Soprattutto nel lusso.

Marco Caprotti 25/09/2018 | 15:48
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Sostenibilità e digitalizzazione. Sono queste, dicono gli analisti, le due sfide che la moda italiana dovrà affrontare per continuare a restare competitiva e crescere. Il settore, visto con gli occhi degli investitori, sta regalando soddisfazioni. L’indice FTSE Moda di Borsa Italiana in un anno ha guadagnato quasi il 20%.

Indice Ftse Moda
Moda
Fonte: Borsa Italiana

 

“Le sfide del futuro devono puntare anche a nuovi fattori come la sostenibilità ambientale e la trasformazione digitale”, spiega un report della Direzione studi e ricerche di Intesa Sanpaolo. Le filiere distrettuali della moda, concentrate geograficamente, sono un contesto ideale per sperimentare modelli di produzione circolari”.

I rifiuti della moda
La sfida ambientale sta diventano particolarmente pressante, non solo da noi. “Negli ultimi anni, l’avvento del fast fashion e l’aumento dei prodotti a basso costo hanno spinto verso una diminuzione della vita utile dei prodotti, con un significativo incremento dei rifiuti tessili: le famiglie europee hanno generato 810mila tonnellate di rifiuti tessili nel 2014”, spiega il report.

 

Rifiuti tessili generati dalle famiglie
Rifiuti

Fonte: Intesa Sanpaolo

Ai rifiuti generati dalle famiglie vanno poi aggiunti quelli prodotti, a monte, dalle imprese del settore moda. L’ampia base produttiva ancora presente in Italia in alcuni comparti (tessile, concia) implica una maggiore intensità di utilizzo di sostanze chimiche, a cui si aggiungono gli altri rifiuti, per un totale di 2,2 tonnellate annue per addetto. “Il potenziale di recupero degli scarti tessili è rilevante: si tratta di più di 500 kg annui per addetto”, spiega lo studio.

La sfida e-commerce
C’è poi la questione digitale. “Le imprese italiane devono superare i ritardi rispetto ai competitor esteri, per quanto riguarda strategie complesse di e-commerce” spiega il report, dove per complesse si intende l’uso di più canali. Delle 161 aziende monitorate per realizzare il report, solo il 12% utilizza questo tipo di strategie. “Le più in ritardo sono le aziende del sud”, dice il report. “Ma l’e-commerce è uno strumento chiave per i mercati esteri”. Un mezzo che le aziende, a livello globale, utilizzano sempre di più. “Il settore si sta finalmente abituando alle vendite online”, spiega Jelena Sokolova, analista di Morningstar. “Prima era riluttante, ma noi crediamo che sia un canale vantaggioso perché permette di vendere i prodotti a prezzo pieno. Resta comunque un’attività difficile, alla luce soprattutto delle basse barriere all’entrata di nuovi concorrenti”.

Sul fronte dei risultati di bilancio del settore moda italiano, Intesa Sanpaolo prevede una crescita del fatturato (a prezzi costanti) all’1,5% medio annuo nel periodo 2019-2022 e un ulteriore incremento del saldo commerciale, vicino ai 25 miliardi nel 2022. “La sfida da cogliere sarà quella di approfittare di una crescita aggiuntiva della domanda mondiale dei prodotti di alta gamma che al 2021 stimiamo in circa 42 miliardi di dollari rispetto al 2016”.

Secondo le stime di Morningstar elaborate a febbraio di quest’anno, il segmento del lusso crescerà del 4% nel prossimo decennio. “Il traino principale arrivarà dai clienti cinesi”, spiega Sokolova “Ci aspettiamo che nei prossimi anni ci sia un raddoppio della classe agiata nel paese che richiederà sempre maggiori prodotti di alta gamma”.

 

 

 

 

 

 

 

 

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Info autore

Marco Caprotti

Marco Caprotti  è Giornalista di Morningstar in Italia.

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