Il Made in Italy fa notizia con l'acquisizione di Versace da parte di Michael Kors, ma è fuori moda. Questo è quello che dicono i listini. I guadagni realizzati da inizio anno dai brand italiani del lusso hanno fatto lievitare le loro valutazioni di mercato. Ora gli analisti di Morningstar raccomandano agli investitori di mantenersi alla larga da questi titoli e di preferire i marchi di massa come L Brands e Inditex.
Fatta eccezione per Ferragamo e Tod’s, che hanno ceduto rispettivamente l’1% e l’1,58%, tutti gli altri marchi italiani del lusso hanno registrato rally significativi, in scia al miglioramento delle ultime trimestrali (vedi Figura 1).
Figura 1: Andamento titoli del lusso Made in Italy
Fonte dati: Morningstar Direct, dati al 21/09/2019
Rialzi trainati dalle trimestrali
Il prezzo delle azioni Moncler è salito da inizio anno del 46% e ora il suo rapporto sul fair value ha superato quota 1,7 (report aggiornato al 26 luglio 2018). L’azienda produttrice degli iconici giubbotti dei paninari ha registrato una crescita dei ricavi del 20% nel primo trimestre e gli analisti stimano che il 2018 possa chiudersi con +14% nel fatturato e nell’utile d’esercizio. Prada ha guadagnato il 28% sulla spinta prodotta dai miglioramenti registrati nel primo semestre, in cui i ricavi sono saliti del 9% e il margine operativo è passato dal 9,2% dello scorso anno al 10,4%, nonostante il negativo andamento dei tassi di cambio. Ora le azioni del gruppo viaggiano attorno ai 35 dollari di Hong Kong, mentre il fair value stimato dagli analisti è fermo a quota 29 HKD (report aggiornato al 2 agosto 2018).
Brunello Cucinelli ha messo a segno un +26,8% da inizio anno ed è stato il best performer tra i brand del lusso italiano negli ultimi sei mesi guadagnando oltre il 30% (il titolo non è coperto dagli analisti di Morningstar). I risultati di Luxottica hanno risentito del calo delle vendite nel canale wholesale e del debole andamento di quello retail, ma a trainare le quotazioni del titolo sono stati i passi avanti nella realizzazione della fusione con Essilor, leader nella produzione di lenti, che dovrebbe concludersi entro la fine del 2018. Gli analisti sono fiduciosi nella conclusione dell’operazione e stimano il fair value del titolo Luxottica (escluso Essilor) pari a 59 euro (report aggiornato al 24 luglio 2018), in linea con le attuali quotazioni di mercato.
Salvatore Ferragamo continua a sottoperformare l’industria del lusso. Dopo il -3% registrato nel 2017, anche nella prima metà del 2018 ha registrato una contrazione delle vendite. Il gruppo toscano paga il gap in termini di dimensioni rispetto ai competitor ma, secondo gli analisti di Morningstar, sta attuando le misure necessarie per aumentare la propria redditività, come il maggior controllo della rete di negozi retail e il miglioramento dell’efficienza operativa. Al momento, però, il titolo è scambiato a prezzi di mercato di circa il 30% più alti rispetto al fair value che è pari a 15,80 euro (report aggiornato all’1 agosto 2018).
Se dunque il segmento del lusso italiano è decisamente poco conveniente, è possibile trovare buone occasioni di investimento tra i brand internazionali del retail di massa come L Brands e Industria de Diseno Textil. Il 2018, fino ad ora, non è stato un anno felice per entrambe le società e ora i due titoli sono scambiati a tassi di sconto rispettivamente del 30% e del 15%.
Le scelte di portafoglio
Il gruppo americano ha perso il 46% da inizio anno in seguito alla contrazione dei margini di profitto nei primi due trimestri. Secondo gli analisti di Morningstar, L Brands può contare su marchi di alto valore come Victoria's Secret, PINK, Bath & Body Works e sulla leadership in un segmento di mercato, come quello dell’intimo femminile, che si distingue per un’altra fidelizzazione al marchio e che permette all’azienda di applicare mark-up molto generosi sui prezzi di vendita. In seguito alla crescente concorrenza nel settore, gli analisti hanno rivisto al ribasso le stime relative alla crescita di ricavi e margini di profitto, ma il mercato è troppo pessimista sul futuro dell’azienda.
Il ribasso di Inditex è stato più contenuto (-8%), ma non rende comunque giustizia ai risultati riportati dal gruppo spagnolo che è riuscito a dare seguito al positivo trend di crescita del fatturato nonostante il negativo andamento dei tassi di cambio. L’azienda iberica è diventata leader nell’industria dell’abbigliamento grazie a brand di valore come Zara (che conta per il 60% del giro d’affari), Bershka, Pull&Bear e Massimo Dutti, e a un vantaggio di costo rispetto ai competitor. Il segreto del successo di Inditex, secondo gli analisti di Morningstar, sono le sue elevate economie di scala unite a una logistica e a un modello organizzativo superiori. Questi elementi gli permettono una gestione operativa più efficiente e dunque la possibilità di offrire sul mercato prezzi competitivi senza intaccare i margini di profitto.
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