“Non abbiamo paura dei mercati e dello spread”, hanno dichiarato ieri i parlamentari dell’area di maggioranza e il Governo italiano alla presentazione della nuova legge di bilancio. Oggi all’apertura delle Borse il differenziale dei decennali italiani è salito sopra quota 270 punti base e Piazza Affari cede quasi il 4% affossata dalle vendite sui bancari.
A maggio abbiamo evidenziato i rischi per il settore bancario delle politiche economiche del nuovo Governo a maggioranza M5S e Lega. Ieri, l’Esecutivo ha presentato la legge di bilancio che prevede un deficit del 2,4% nei prossimi tre anni. Questo è ancora al di sotto rispetto al tetto massimo del disavanzo del 3% previsto dal Patto di Stabilità, ma il mercato sembra aver paura dell’effetto sui conti pubblici prodotto dall’aumento della spesa da parte dello Stato. Anche perché nella manovra sono stati inseriti i tre interventi più controversi quali: la riduzione dell'età pensionabile, l’attuazione del reddito di cittadinanza e il taglio delle tasse. A questo, poi, si aggiunge lo scetticismo attorno alle stime sulla futura crescita del Pil del Paese.
A nostro avviso, comunque, la principale minaccia per l’economia italiana è costituita dalla formazione di nuovi crediti insoluti (NPL) da parte delle banche. Negli ultimi due o tre anni, un contesto economico relativamente favorevole ha consentito agli istituti di credito, in particolare a Intesa e Unicredit, di smaltire una parte significative dei propri NPL. Con l’aumento dello spread le banche italiane dovranno aumentare i loro tassi di interesse per i prestiti concessi alle imprese e questo rischia di produrre nuovi crediti insoluti. Il problema, però, sarà che in questo scenario gli istituti avranno una minor capacità di assorbire il peso delle svalutazioni dei crediti deteriorati e anche il mercato secondario dei NPL italiani sarà meno liquido.
Per il momento gli analisti mantengono invariato il fair value di Unicredit, Intesa Sanpaolo e Mediobanca e la valutazione sul loro Economic moat (pari ad assente).
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