La sostenibilità salva anche il portafoglio

Il sell-off di Nissan e Renault, in seguito all’arresto dell’Ad del gruppo automobilistico giapponese, dimostra come integrare criteri ESG nel processo di stock picking possa evitare spiacevoli sorprese.

Francesco Lavecchia 04/12/2018 | 11:26
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Quanto conta avere un portafoglio che sia anche sostenibile? Il caso Nissan insegna che l’introduzione di criteri ESG può aiutare l’investitore a evitare di subire pesanti perdite di capitale. Il titolo della casa automobilistica giapponese ha perso quasi il 6% in seguito all’annuncio dell’arresto e al conseguente licenziamento del suo Ad Carlos Ghosn, accusato di aver ridotto sistematicamente il proprio compenso nelle comunicazioni ufficiali alle autorità di vigilanza della Borsa di Tokyo, rispetto a quanto realmente percepito. 

Se gli investitori si fossero fermati a guardare solo i fondamentali dell’azienda avrebbero giudicato molto positivamente il titolo e dunque anche l’operato del management. Carlos Ghosn è diventato Amministratore Delegato di Nissan in seguito all’accordo con Renault, che nel 1999 ha rilevato il 44% del suo capitale sociale del gruppo giapponese, e ha contribuito in maniera determinante a quella che gli analisti di Morningstar giudicano come una delle pochissime alleanze di successo nell’industria automobilistica.

Al momento dell’accordo Nissan navigava in pessime acque e le sue condizioni finanziarie erano critiche. Ma grazie alla gestione Ghosn è riuscita a portare il rapporto debito/Ebitda sotto quota 1 e a macinare negli ultimi 10 anni una crescita media degli utili vicina al 50%.

A volte i fondamentali non dicono tutto
All’apparenza, dunque, tutto positivo. Ma il report degli analisti di Sustainalytics accende il faro su una criticità di Nissan, ovvero la debolezza della sua corporate governance, una delle peggiori del settore in base al giudizio della società di rating ESG. L’azienda, secondo Sustainalytics, ha una politica di compensi alquanto discutibile: non esiste un comitato interno per la remunerazione, l’Amministratore delegato approva i compensi dei direttori sulla base di consultazioni con l’organo rappresentativo degli stessi e non è chiaro se nei contratti del top management sia stata introdotta la clausola che impedisce il pagamento di parte del compenso variabile in caso di mancato raggiungimento degli obiettivi. 

Forse lo scandalo che ha coinvolto l’Ad di Nissan Carlos Ghosn sarebbe stato comunque difficilmente pronosticabile, ma se gli azionisti di Nissan avessero letto il giudizio sulla corporate governance della società avrebbero forse giudicato potenzialmente rischiosa l’esposizione al titolo giapponese.

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

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Titoli citati nell'articolo

Nome TitoloPrezzoCambio (%)Morningstar Rating
Nissan Motor Co Ltd410,30 JPY-0,41Rating
Renault SA40,55 EUR-0,20Rating

Info autore

Francesco Lavecchia

Francesco Lavecchia  è Research Editor di Morningstar in Italia

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