L’Europa si avvia a chiudere l’anno in territorio negativo. L’indice Morningstar relativo al Vecchio continente, nell’ultimo mese (fino al 12 dicembre e calcolato in euro) ha perso il 3,3%, portando a -7,7% la performance da inizio anno.
Indice Morningstar Europe
Dati in euro aggiornati al 12/12/2018
Per quanto riguarda i fondi di investimento, nessun tipo di strategia si è salvata. Fra quelli delle categorie Morningstar dedicate all’equity europeo, nelle large cap i Blend in un mese hanno perso il 4,65% (-10,1% da inizio anno), i Growth il 6,56% (-8,51%) e i Value il 5,44% (-11,3%). Gli strumenti spacializzati sulle Mid cap sono scesi del 7,1% (-12,22%). Quelli che investono sulle capitalizzazioni più piccole hanno registrato -7,95% (-16%).
Economia e politica nel mirino
A pesare sono sostanzialmente due elementi. Il primo riguarda le preoccupazioni degli operatori sul fronte macroeconomico. Secondo l’ultimo Autumn forecast della Commissione europea il prodotto interno lordo di tutti gli stati membri dovrebbe continuare a crescere. A un ritmo, però, più lento e meno sostenuto di quanto previsto in estate. In base alle previsioni, la crescita nella zona euro dovrebbe passare dal livello più elevato degli ultimi 10 anni del 2,4% nel 2017, al 2,1 % nel 2018 per poi scivolare all'1,9 % nel 2019 e all'1,7 % nel 2020. Analogo andamento è previsto per l'UE-27, con una previsione di crescita del 2,2 % nel 2018, del 2,0 % nel 2019 e dell'1,9 % nel 2020.
La leggera frenata della crescita è ulteriormente zavvorata dai problemi che riguardano l’Italia e Brexit (leggi qui l’analisi di Morningstar). “Si tratta di rischi da non ignorare”, spiega Ken Leech, CIO di Western Asset (affiliata del gruppo Legg Mason). “Di fatto sono il motivo principale per cui la politica monetaria resta così straordinariamente accomodante in Gran Bretagna ed Europa”.
Gli investitori devono prepararsi al peggio, quindi? Non necessariamente. “Crediamo ci siano motivi per essere ottimisti e per pensare che gli scenari peggiori prezzati attualmente dai mercati non si verificheranno”, dice Leech. “Di certo la disputa tra Italia e Ue continuerà ad occupare le prime pagine dei giornali, ma la distanza tra le due parti non è poi così grande. Per quanto riguarda Brexit, crediamo che un eventuale accordo simile a quello proposto attualmente oppure una sorta di rinvio ulteriore della questione siano comunque più probabili di un hard Brexit”.
Anche la Commissione europea non vede grigio. “La crescita sarà sempre più spinta da motori interni: i consumi privati dovrebbero beneficiare della crescita salariale più forte e delle misure di bilancio attuate in alcuni stati membri”, spiega nel suo report. “Per la prima volta dal 2007, si prevede che gli investimenti aumenteranno in tutti gli stati membri nel 2019”. C’è poi la disoccupazione in costante diminuzione. “La situazione del mercato del lavoro ha continuato a migliorare nella prima metà del 2018, con una crescita dell'occupazione stabile nonostante la flessione della crescita economica”, scrive la Commissione. “La crescita costante e la messa in atto di riforme strutturali in alcuni stati membri dovrebbero continuare a favorire la creazione di posti di lavoro”.
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