Il 31 dicembre 2018 è terminato il programma di acquisto di attività finanziarie, prevalentemente titoli obbligazionari, da parte della Banca centrale europea (Bce). I tassi di interesse nell’Eurozona, tuttavia, sembrano destinati a rimanere bassi ancora per molti mesi, almeno fino alla fine del 2019 secondo molti analisti. Per gli investitori a caccia di cedole, dunque, continueranno i tempi duri.
Nell’ultimo decennio, le principali banche centrali hanno intrapreso politiche monetarie ultra-espansive per sostenere il sistema economico e finanziario, con conseguente calo dei rendimenti (yield) dei titoli di Stato, che in alcuni casi sono finiti in territorio negativo. Prima del 2008-09, il relativamente poco rischioso Bund tedesco a 10 anni aveva un tasso di interesse tipicamente del 4% o più; a fine ottobre 2018 eravamo intorno a un magro 0,4%.
I fondi multi-asset income
In risposta a un contesto di bassi tassi di interesse dei titoli di Stato, gli investitori e le società di gestione hanno indirizzato la loro attenzione verso i fondi multi-asset income, ossia strumenti bilanciati che si pongono l’obiettivo di distribuire una cedola prefissata, in termini assoluti o percentuali, o variabile all’interno di un determinato intervallo, oppure flessibile a fronte di dividendi o coupon realizzati.
I risparmiatori abituati ai più tranquilli titoli di Stato devono comprendere che questi strumenti, anche se distribuiscono una cedola, hanno caratteristiche di rischio differenti. Uno studio condotto da Matias Möttölä e Barbara Claus del Manager research team di Morningstar, dal titolo Low Rates Reveal Risks of Income Investing, sui 14 comparti europei di questo tipo più grandi (con almeno tre anni di vita), rivela che comprendono una componente azionaria, che può variare da pochi punti percentuali per i più prudenti fino al 65% per i più aggressivi. Inoltre, nove su 14 hanno un obiettivo di rendimento (yield) predefinito, che è compreso generalmente tra il 4 e il 6% al lordo dei costi. Uno solo ha un target in termini assoluti e gli altri quattro non lo specificano, per cui possono ridurlo o azzerarlo in caso di mercati incerti (vedi tabella 1).
Più rischi
I bassi tassi nell’Eurozona, i costi di copertura del cambio rispetto al dollaro per avere in portafoglio i più remunerativi Treasury statunitensi e il contenuto dividend yield delle azioni spingono i gestori ad assumere maggiori rischi nell’attuale contesto di mercato. “Rispetto ai tradizionali fondi bilanciati, quelli multi-asset sono più esposti alle aree maggiormente rischiose del segmento obbligazionario”, si legge nello studio Morningstar. “Per raggiungere i loro obiettivi di rendimento, possono decidere di allocare parte del portafoglio in high yield, emissioni emergenti, cartolarizzazioni, infrastrutture o immobiliare”. In media, i 14 comparti presi in esame dai ricercatori hanno il 40,6% degli asset in titoli ad alto rendimento (contro meno del 10% medio dei bilanciati tradizionali) e il 12,1% in bond senza rating (dati al 31 ottobre 2018).
Quali dividendi
Per la componente azionaria, i multi-asset income tendono ad avere una sovraesposizione ai titoli con più alti dividendi, che non sempre sono quelli con cedole sostenibili nel tempo. Inoltre, preferiscono le società orientate al valore rispetto a quelle con alti tassi di crescita. Queste ultime, però, sono quelle che hanno corso di più in Borsa dopo la crisi finanziaria. Infine, vengono utilizzati i derivati come fonte ulteriore di rendimento, il che è positivo se serve per rendere le performance meno correlate con l’andamento del mercato, ma può limitare il potenziale di crescita dell’equity.
La cedola dei fondi multi-asset income non è sinonimo di basso rischio. Al contrario, in molti casi esaminati da Morningstar, la volatilità è stata superiore rispetto a un bilanciato tradizionale. La ragione principale è che le obbligazioni high yield tendono ad essere correlate positivamente con le azioni, a differenza di quanto accade generalmente tra titoli governativi ed equity.
Obiettivo raggiunto, ma…
La notizia positiva per molti risparmiatori è che questa tipologia di fondi è riuscita a raggiungere l’obiettivo di cedola stabilito, anche se la somma pagata ha subito variazioni a secondo delle condizioni di mercato. “In alcuni casi, hanno dovuto toccare il capitale per rispettare il target”, si legge nello studio di Morningstar.
“In un contesto di tassi di interesse bassi, più alti yield sono possibili solo a fronte di correre rischi maggiori”, avvertono Möttölä e Claus. “E’ bene, dunque, considerare il contesto di mercato, la ragionevolezza del livello di cedola promesso per evitare di incorrere in pericoli eccessivi e nell’erosione del capitale”. Nel caso dei fondi che prevedono anche una finestra di collocamento, molto popolari in Italia in questi anni, i risparmiatori devono prestare attenzione alla durata dell’investimento, ai costi e ai rischi che si corrono in caso di uscita anticipata.
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