In due anni, l’industria europea degli investimenti sostenibili ha subito profondi cambiamenti. Secondo il rapporto Eurosif 2018, pubblicato lo scorso novembre, alcune strategie mostrano una chiara leadership. Innanzitutto, quelle caratterizzate dall’integrazione dei fattori ESG (Environmental, social e governance) nei processi di costruzione del portafoglio hanno registrato un tasso annuo di crescita composto del 27% tra il 2015 e il 2017, un ritmo che nessun altro approccio è riuscito a tenere. In secondo luogo, ha assunto un ruolo di primo piano la partecipazione attiva degli investitori istituzionali nelle aziende per spingerle verso una maggiore responsabilità sociale (engagement e voting).
L’esclusione perde terreno
Ma il cambiamento di direzione verso un impegno più attivo si vede soprattutto nella diminuzione delle strategie di esclusione (quelle che non mettono in portafoglio settori come le armi, il tabacco, il gioco d’azzardo, ecc.), le più antiche e con i maggiori asset in gestione. Eurosif stima un patrimonio nel 2017 di circa 9.500 miliardi di euro, contro gli oltre 10 mila miliardi del 2015. “Pensiamo sia il segnale di una crescente sofisticazione nell’industria”, si legge nel report. “Anche se servono ulteriori analisi per comprendere il fenomeno”.
E’ ancora più pesante il segno meno fatto registrate dalle strategie che basano la loro selezione sulle normative e gli standard interazionali relativi alla protezione dell’ambiente, ai diritti umani e dei lavoratori e ai principi anti-corruzione. Il tasso di decremento annuo composto è stato del 21%, dopo otto anni di crescita media del 16%. Anche in questo caso, la ragione potrebbe essere la maggiore sofisticazione degli approcci e il fatto che gli investitori sono diventati più esigenti su questo fronte.
Più attenzione ai cambiamenti climatici
Per quanto riguarda le altre strategie, quella Best-in-class (selezione delle aziende con il miglior punteggio ESG) mostra tassi di crescita analoghi agli anni passati (+9%), mentre gli investimenti sostenibili tematici sono stabili (+1%). Per questi ultimi, tuttavia, è cambiata la composizione del patrimonio. Mentre negli anni passati i diversi argomenti avevano fette di mercato simili, nell’ultima rilevazione a fine 2017 si è delineata una chiara preferenza per il cambiamento climatico (18% del totale) e per la gestione dell’acqua (17%). Sicuramente, il dibattito politico internazionale sul climate change, le catastrofi naturali, le ondate di calore e la siccità degli ultimi anni hanno contribuito a portare l’attenzione su queste tematiche.
Infine, l’impact investing ha superato la soglia dei 100 miliardi di masse gestite. Pur rimanendo la strategia più piccola per dimensioni, ha avuto un tasso di crescita annuo composto del 5% nel biennio considerato. Questo approccio si caratterizza per la ricerca, accanto alla performance finanziaria, di un impatto positivo sulla società civile e/o l’ambiente.
Aumentano gli investitori privati
Il rapporto Eurosif offre anche uno spaccato della ripartizione del patrimonio investito in modo socialmente responsabile tra mondo istituzionale e retail. Rispetto alle rilevazioni del 2013 emerge un significativo incremento dei risparmiatori, che rappresentano ora poco meno del 31% in Europa. Secondo l’organismo che promuove la finanza sostenibile nel Vecchio continente, si può fare di più: “Ancora oggi, pochi clienti hanno l’opportunità di investire in questo modo”, si legge nel report. “Ma l’impegno della Commissione europea su questo fronte può far diventare il retail una pietra angolare della sostenibilità”.
Le strategie ESG in Italia
Rispetto al quadro europeo della finanza sostenibile, l’Italia presenta alcune peculiarità. Prima di tutto, le strategie di esclusione sono quelle che hanno registrato il tasso di crescita più significativo, passando da 570 miliardi a poco meno di 1.500 tra il 2015 e il 2017. In secondo luogo, l’impact investing ha incrementato il suo patrimonio da 2,9 a 52 miliardi, grazie all’aumento dell’interesse non solo in campo ambientale, ma anche sociale, in particolare del social housing.
Il rapporto Eurosif rivela, inoltre, che la partecipazione attiva nelle assemblee delle aziende è il secondo approccio in Italia in termini di asset gestiti, grazie soprattutto alle iniziative dei fondi pensione e di altri investitori istituzionali. Se questi ultimi continuano ad essere i principali protagonisti del mercato, è cresciuta negli ultimi anni anche l’offerta per i risparmiatori. L’evoluzione regolamentare ha avuto un ruolo importante nello sviluppo dell’industria, in particolare la normativa sul reporting non finanziario (decreto legislativo 254/2016), la legge delega n. 106/2016 per la riforma del terzo settore, il regolamento IVASS (istituto di vigilanza sulle assicurazioni) n.38/2018 sul governo societario delle imprese del settore e il codice di autoregolamentazione per le aziende quotate pubblicato da Borsa italiana che include, tra l’altro, raccomandazioni per la protezione delle diversità di genere.
Il rapporto Eurosif copre 13 mercati europei (Austria, Belgio, Danimarca, Francia, Germania, Italia, Paesi Bassi, Norvegia, Polonia, Spagna, Svezia, Svizzera e Regno Unito) ed è stato condotto tra marzo e luglio 2018, tramite l’invio di questionari a case di gestione, banche, fondi pensione, fondazioni, ecc. per un totale di patrimonio gestito intorno ai 20 mila miliardi di euro, rappresentativo del 79% del mercato.
Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.