Vanguard porta in Italia le regole per investire bene

Il pioniere americano dei fondi indicizzati a basso costo non quota solo 19 Etf a Piazza Affari, ma mette a disposizione dei risparmiatori gli insegnamenti del suo fondatore recentemente scomparso, Jack Bogle, per gestire le proprie finanze in modo semplice ed efficace. La principale sfida? Quella con gli intermediari.

Sara Silano 28/01/2019 | 10:11
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Marzo 1998, uffici di Morningstar a Chicago: nasce il primo gruppo degli “irriducibili” di Vanguard. 43 mesi dopo diventa il più popolare forum di Morningstar. Nel 2007 si struttura come realtà indipendente, utilizzando le nuove opportunità offerte da Internet (Facebook, blog, podcast), oltre che meeting “dal vivo”. Ma quello dei Bogleheads, come si definiscono i seguaci dell’insegnamento di John C. “Jack” Bogle, il fondatore di Vanguard morto lo scorso 16 gennaio all’età di 89 anni, è un movimento di investitori individuali che ancora oggi segue i principi base della sua filosofia: iniziare a risparmiare da giovani, vivere al di sotto delle proprie possibilità, mettere regolarmente da parte qualcosa, diversificare, evitare la complessità e rimanere aderenti al proprio piano finanziario indipendentemente dalle condizioni di mercato.

Per gli investitori italiani, che desiderano entrare a far parte di questa sorta di “fan club”, il sito bogleheads.org dedica una pagina specifica: “Questa filosofia può essere usata anche nel Belpaese, avendo, però, la consapevolezza delle specificità locali, in particolare in materia fiscale”.

Vanguard in Italia
Il messaggio acquista concretezza ora che Vanguard è ufficialmente sbarcata a Milano, sotto la guida di Simone Rosti, con 19 Etf quotati a Piazza Affari a partire dal 18 gennaio. “Siamo pronti per l’Italia”, ha detto Sean Hagerty, capo di Vanguard Europe. “Le condizioni regolamentari e di mercato ci sono: più trasparenza nel risparmio gestito, un contesto di bassi tassi di interesse che rende difficile produrre performance, la maggiore attenzione ai costi e la crescente popolarità degli Etf”.

Fondata nel 1975, Vanguard ha lanciato il suo primo fondo indicizzato l’anno successivo. L’industria degli investimenti americana lo definì “Bogle’s Folly” (la pazzia di Bogle). Oggi la società gestisce 5.100 miliardi di dollari per conto di oltre 20 milioni di investitori a livello internazionale, attraverso la sua gamma attiva e passiva (dati al 30 novembre 2018).

I principi cardine
In Italia porta la sua filosofia che si fonda su pochi semplici pilastri: approccio di lungo termine, bassi costi per gli investitori, diversificazione, strategia buy&hold (compra e tieni in portafoglio, l’opposto di quella “mordi e fuggi”), lealtà verso i clienti. “Proponiamo prodotti che aiutino i sottoscrittori a non compiere errori comportamentali. Nelle fasi di volatilità, ad esempio, la tentazione di entrare e uscire è forte, ma sappiamo tutti che questo attivismo aumenta il divario tra il rendimento totale del fondo e quello che riesce a realizzare l’investitore”.

Tra i 19 Etf quotati in Borsa italiana, 9 sono azionari geografici, 6 obbligazionari e i rimanenti fattoriali (vedi qui). “Siamo consapevoli di essere entrati in un mercato molto competitivo, ma andremo avanti per la nostra strada”, dice Hagerty, “continuando a semplificare gli investimenti e a ridurne i costi, come abbiamo fatto a livello globale per oltre 40 anni”. Gli analisti di Morningstar la definiscono la Vanguard rule, che si basa su due elementi con effetto dirompente nell’industria: la struttura societaria (i fondi domiciliati negli Usa sono anche gli azionisti della società) e i bassi costi (far pagare agli investitori solo quello che serve per coprire i costi operativi, il che implica, tra l’altro che non vengano fatte retrocessioni ai distributori).

I rischi in Italia
Proprio il modello di business è sfidante in Italia, dove è forte il potere degli intermediari. “Cercheremo di costruire relazioni forti con loro”, spiega Hagerty. “Sappiamo che non siamo così potenti come negli Stati Uniti e che il mercato è diverso. Ma ci impegneremo per rendere solido il brand, facendo il nostro lavoro giorno per giorno senza clamore, cercando di accrescere i nostri margini per aumentare quelli degli investitori. Ci vorrà tempo, ma la mentalità cambierà anche qui”.

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

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Info autore

Sara Silano

Sara Silano  è caporedattore di Morningstar in Italia

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