L’Italia non è nella top 10 della classifica dei “fondi orfani”. Ed è una buona notizia. Quella cattiva è che c’è il Lussemburgo, dove sono domiciliati molti comparti venduti in Italia.
I fondi orfani hanno caratteristiche che mal si conciliano con l’agire nell’interesse primario dell’investitore. Si tratta, infatti, di strumenti “dimenticati” dalle stesse case di gestione (e per questo definiti “orfani”), che hanno patrimoni troppo piccoli per essere efficienti, flussi di raccolta quasi inesistenti e alte commissioni.
Secondo uno studio Morningstar, curato da Jonathan Miller, direttore della Manager research nel Regno Unito, in Europa ci sarebbero 3.751 prodotti di questo tipo con un patrimonio in gestione di oltre 80 miliardi di euro. Il paese con il record di comparti orfani è la Francia (1.036), seguito dal Lussemburgo e dalla Germania.
Top 10 dei paesi europei con più fondi orfani
L’identikit
Il report Morningstar ha analizzato un universo di 15.339 prodotti (prendendo solo le classi più anziane). Sono state escluse le categorie che non ricevono rating come quelle alternative, a scadenza, garantite e monetarie. Caratteristiche degli “orfani” sono il fatto di avere un patrimonio inferiore a 100 milioni di euro (soglia considerata critica affinché un fondo sia economicamente sostenibile), avere almeno cinque anni di vita e flussi netti (in entrata o uscita) uguali o più bassi di 10 milioni nell’arco del quinquennio.
I tristi primati
I comparti che rispondono a queste caratteristiche sono circa il 25% dell’universo iniziale. “Questo significa che l’industria ha lanciato troppi fondi che nessuno vuole”, dice Miller. I sottoscrittori non possono certo dirsi soddisfatti. L’analisi mostra che quasi l’80% ha un giudizio neutro o negativo in base alla metodologia del Morningstar Quantitative rating, che utilizza il machine learning per replicare i processi decisionali del Manager research team. Una delle principali cause è il profilo commissionale: l’altra faccia della medaglia delle scarse performance è l’elevato costo (2,18% le spese correnti mediane dei peggiori, contro la metà dei migliori).
Morningstar Quantitative rating per i fondi orfani, costi e dimensioni
Il gestore va via
Ci sono altri motivi per cui gli investitori in comparti di questo tipo devono preoccuparsi, soprattutto se il rating è basso. Le dimensioni sono troppo piccole perché i prodotti possano essere efficienti e il turnover dei gestori eccessivamente alto. Nei peggiori, i manager stanno mediamente cinque anni contro i dieci dei migliori. Ne consegue un’alta instabilità nel team che compromette l’esecuzione del processo di investimento.
Dov’è Mifid 2?
I fondi orfani non appartengono solo alla gamma di società di gestione di piccole dimensioni. Al contrario, sono presenti in quelle di molti grandi gruppi. Secondo i calcoli di Morningstar, Amundi ne avrebbe più di tutti, seguita da Allianz Global Investors e Bnp Paribas (tutti questi operatori sono presenti anche in Italia).
Le società di gestione con più fondi orfani
“Avere una gamma di fondi sottodimensionati, che aggrava i costi per gli investitori, rende più complessa la gestione da parte dei manager, produce risultati deludenti e non aiuta ad essere allineati con gli interessi dei sottoscrittori”, commenta Miller. “L’adeguatezza di un investimento al cliente è un criterio fondamentale sancito da Mifid II, ma, dalla sua implementazione nel gennaio 2018, sono stati pochi gli sforzi per chiudere i fondi orfani. Resta da vedere se la normativa potrà essere il driver per affrontare questo problema. I dati mostrano che i clienti sono stati penalizzati da questi prodotti e quindi è necessario porre più attenzione al problema".
Lo studio completo è disponibile sulla piattaforma per professionisti, Morningstar Direct. Clicca qui per saperne di più.
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