Le criptovalute sono un investimento speculativo o si tratta di un asset che può entrare a pieno titolo in un portafoglio tradizionale studiato per il lungo periodo? Quello che è certo è che le monete virtuali sembrano aver perso l’appeal che avevano fino a circa un anno fa.
Nel periodo fra la fine del 2017 e l’inizio del 2018, la febbre per queste monete raggiunse l’apice, con il prezzo di scambio del Bitcoin che superò i 20.000 dollari al gettone. Nuove monete digitali venivano quotate ogni settimana e moltissime società, sulla cui affidabilità non tutti sarebbero stati pronti a scommettere, adottarono il denaro digitale come mezzo alternativo per autofinanziarsi. “Il 2018 è stato un anno di tutt’altro segno per le valute digitali: in generale quasi tutti i coin hanno perso gran parte del proprio valore. Il Bitcoin oggi si scambia poco sopra i 3.000 dollari. Ethereum, che un anno fa viaggiava a valutazioni vicine ai 1.000 dollari, si può acquistare oggi per poco più di 100 dollari e molti altri gettoni non hanno più alcun valore” spiega Roberto Rossignoli, Portfolio Manager di Moneyfarm. Questo vuol dire che le criptovalute sono finite? “Non necessariamente”, dice Rossignoli. A oggi un Bitcoin vale oltre 3.000 dollari: si tratta di una cifra importante se confrontata con le valutazioni di due o tre anni fa. Il mercato è talmente piccolo che alcune criptovalute potrebbero mantenere un valore nel lungo termine (sempre che il regolatore non intervenga o non ci sia un grave problema tecnologico), ma la maggior parte di esse sono destinate ad andare a fondo”.
Criptocurrency in portafoglio
Quelle che sopravviveranno, possono meritarsi un posto in portafoglio? Da sempre gli investitori in fondi oltre a una parte centrale composta da azioni e bond hanno comprato alternative con lo scopo di aumentare il rendimento o proteggersi dai rischi. “La prima domanda che ci si deve fare quando si parla di un investimento è capire quale tipo di guadagno distribuisce”, spiega John Rekenthaler, vice president della ricerca di Morningstar. “I più sicuri, almeno dal punto di vista della facilità di analisi, sono quelli che fanno o potrebbero fare pagamenti regolari. Fra i primi della lista ci sono: 1) i conti correnti e i debiti emessi da organizzazioni affidabili; 2) gli asset che distribuiscono dividendi come certe azioni; 3) azioni che non distribuiscono cedole oggi ma potrebbero farlo in futuro; 4) facili da analizzare sono anche gli emittenti che non distrbuiranno mai niente”.
Una linea precisa divide i primi due elementi di questa lista dagli altri. “Quando fa un investimento, Warren Buffett è contento di acquistare asset del gruppo 1 e 2, cerca di essere furbo quando si muove sul 3 e non tocca mai gli elementi del gruppo 4. In un quadro del genere, l’analisi di investimento si può applicare solo ai titoli in grado di generare income. L’approccio è più difficile per le azioni di società che non distribuiscono niente, ma si può comunque analizzare il flusso di cassa”.
In quella lista dove si piazzano le criptovalute? “Ovviamente nel gruppo 4”, dice Rekenthaler. “Così come i lingotti di rame, le conchiglie, le piume di pavone e l’oro, le criptovalute sono più un mezzo di scambio che non qualcosa in grado di creare ricchezza da sole. Possono essere usate per acquistare denaro ma non lo guadagnano. Provateci quanto volete, ma il vostro Bitcoin non produrrà dividendi, così come non lo fanno un mazzo di piume di pavone o una montagna di rame”.
Tutto da buttare, quindi? Non necessariamente. “Come l’oro, anche le criptovalute hanno dei vantaggi”, dice Rekenthaler. “Entrambi – il primo anche attraverso Etf – possono essere trattati facilmente con commissioni molto basse. Insomma, considerare le monete virtuali come un qualsiasi altro asset può essere pericoloso. La buona notizia è che sono decorrelate da azioni e bond, dando quindi diversificazione. Inoltre stanno guadagnando quote di mercato nel segmento delle valute. Un problema può essere la fornitura (leggi qui per un approfondimento). Ma quando si parla di total return di un investimento possono avere qualche freccia al loro arco”.
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