Il petrolio sale ma lascia opportunità

Nel primo trimestre il settore energy ha fatto meglio dell’indice globale grazie all’aumento del barile. Ma, dicono gli analisti di Morningstar, in alcuni segmenti le possibilità di crescita ci sono ancora. La lente, aggiungono, resta su Opec e produttori Usa.

Marco Caprotti 04/04/2019 | 16:50
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C’è ancora valore nel settore energetico? La domanda nasce guardando l’andamento dell’indice Morningstar Global Energy che, nel primo trimestre dell’anno, è salito del 14% (in dollari) contro il +11% fatto segnare dal paniere globale. La spinta ai titoli dell’energy è arrivata dall’aumento del prezzo del petrolio, salito di circa il 29% da fine 2018.

Morningstar Global equity index e Energy index a confronto
tabella energy

Fonte: Morningstar Direct

“Con i prezzi del petrolio superiori alle nostre stime di 55 dollari al barile (che non cambiamo) ci sembra che ci sia meno valore nel settore energetico rispetto all’inizio dell’anno quando, mediamente, il rapporto price/fair value dei titoli del comparto era di 0,77 (ora è 0,89)”, spiega Jeffrey Stafford, responsabile della ricerca su energy e utility di Morningstar Research Services. “In ogni caso crediamo che ci siano ancora delle sacche di valore”. Circa il 2% delle società del settore, coperte dalla ricerca Morningstar, ha un rating di 5 stelle. Come mostra la tabella sotto si trovano quasi tutte nel segmento cosiddetto midstream (con il quale si indicano le società attive nel trasporto e nello stoccaggio di oro nero).


energy ratings

Fonte: Morningstar Direct

Opec contro Usa
Nel frattempo gli operatori si concentrano sui diversi fronti che stanno interessando il barile. “Ci attendiamo che il tiro alla fune fra l’Opec e i produttori Usa di shale oil continui”, spiega Stafford. Con il calo del greggio visto all’inizio del 2018, il cartello degli estrattori è tornato a limitare le forniture dopo un periodo in cui aveva riaperto i rubinetti. A questo si sono uniti eventi come le minori vendite da parte dell’Iran (a causa delle sanzioni internazionali) e del Venezuela (per colpa della instabilità politica) che hanno ulteriormente ridotto l’offerta di materiale. In mezzo a tutto questo, le società che si occupano di shale hanno ridotto un po’ l’estrazione per contrastare il calo dei prezzi. “Ma i lavori di produzione non sono diminuiti in maniera significativa e la maggior parte delle società americane ha detto di aspettarsi una crescita nel 2019”, dice Stafford. “Noi siamo convinti che la decisone dell’Opec di abbasare la fornitura lasci la porta aperta ai produttori di shale oil per aumentare la propria estrazione sottraendo quote di mercato ai paesi che fanno parte del cartello” (leggi qui per un’approfondimento).

Nella tabella in basso sono elencati i fondi raccolti nella categoria Morningstar azionari Energy con la loro esposizione netta al segmento midstream.

 

 

energy fondi

L'analisi è stata realizzata con la piattaforma per professionisti finanziari, Morningstar Direct. Clicca qui per saperne di più sulle sue funzionalità.

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Info autore

Marco Caprotti

Marco Caprotti  è Giornalista di Morningstar in Italia.

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