Gli Usa fanno sudare freddo e il timore aumenta ogni volta che il listino punta in alto. L’indice Morningstar US in un mese (fino al 30 aprile e in euro) ha guadagnato l’1,84%, portando a +19,75% la performance da inizio anno.
Indice Morningstar US market
Dati in euro aggiornati al 30 aprile 2019
Fonte: Morningstar Direct
L’andamento si è riflesso sui fondi di investimento. Per quanto riguarda l’universo large cap, quello che raccoglie gli strumenti che investono con stile blend ha guadagnato, mediamente, il 2,78%. Quelli che si muovono sulle azioni growth hanno segnato +3,24%, mentre chi investe sulle società value ha avuto un progresso del 2,54%. I prodotti che puntano sulle medium cap hanno registrato +2,91%, mentre chi investe nelle small cap ha segnato +2,74%.
Le performance borsistiche trovano sostegno nella situazione congiunturale. Nel primo trimestre del 2019, la crescita economica statunitense è aumentata a un passo decisamente più veloce di quanto stimato. La lettura preliminare del dato diffuso dal dipartimento al Commercio ha registrato un +3,2% contro attese per un +2,5%. Questa performance è sorprendente considerando che, in genere, il periodo gennaio-marzo è il più debole dell’anno (bisogna tornare all'inizio del 2013 per avere un balzo superiore al 3%). Il Pil del quarto trimestre del 2018 è stato confermato a un +2,2%, tanto quanto la crescita messa a segno nel primo trimestre dello scorso anno.
Nonostante l’attività economica negli Stati Uniti sia stata più forte delle attese, i misuratori che riguardano l’inflazione sono rimasti invariati. Le spese personali, ad esempio, da gennaio a marzo sono aumentate solo dell’1,3%. La Federal Reserve, tuttavia, dopo la riunione dell’1 maggio, ha tenuto a precisare che il raffreddamento dei prezzi è dovuto a fattori temporanei: un commento che sembra escludere altri tagli dei tassi di interesse Usa.
La Fed ha pazienza
Nel corso dello stesso meeting la Banca centrale Usa ha lasciato invariati i tassi di interesse. Il costo del denaro resta quindi fermo in una forchetta fra il 2,25% e il 2,50% malgrado il pressing del presidente Donald Trump che, subito prima della riunione, aveva ha esortato la Fed a tagliare i tassi dell'1% e a rafforzare il suo programma di Quantitative easing per far accelerare l'economia “come un razzo”. La Banca centrale americana, tuttavia, ha deciso all'unanimità che non era il caso, riaffermando la propria linea paziente di fronte ad una crescita “solida” ma un'inflazione bassa. “Il cambio di politica sui tassi attuata dalla Fed da inizio anno sembra aver risollevato il mercato dal cattivo umore che gli era venuto alla fine dell’ultimo quarter del 2018”, spiega Philip Straehl, responsabile capital markets e asset allocation di Morningstar Investment Management. A dare una mano ci sono state anche le minori preoccupazioni riguardo a una guerra commerciale con la Cina. “Dove il mercato potrà andare da qui in poi è, per la maggior parte, imprevedibile”, dice Strahel. “In ogni caso è certo che l’azionario Usa non sta adeguatamente compensando gli investitori per il rischio di perdite permanenti di capitale. Poco è cambiato per quanto riguarda l’appeal che le diverse asset class hanno rispetto alle loro concorneti a livello globale. La nostra opionione è che il mercato americano sia il meno interessante fra le grandi piazze azionarie e che continui a presentare elevati pericoli di perdita”.
Beni di consumo, cari ma interessanti
Storia a sè fa il settore dei beni di consumo. “Le società di questo comparto hanno avuto dei freni che hanno pesato sui bilanci negli ultimi anni”, spiega Straehl. “Tuttavia l’equity di questo segmento continua a trattare al di sopra delle nostre valutazioni rendendolo poco interessante in termini assoluti. Cosiderando, però, lo scarso appeal del resto dell’azionario Usa, crediamo che sia un investimento ragionevolmente interessante per una scommessa di tipo settoriale”.
Nella tabella in basso sono elencati i 10 fondi della categoria Morningstar azionari beni di consumo che hanno la maggiore esposizione netta agli Usa.
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