Trump minaccia e la Cina cerca di rispondere con la calma, nonostante abbia qualche motivo per preoccuparsi se la tensione sulle tariffe doganali dovesse aumentare. L’annuncio del presidente Usa di portare i dazi su 200 miliardi di dollari di beni cinesi dal 10% al 25% e di imporre tariffe su altri prodotti attualmente non in lista (per un valore di 325 miliardi di dollari) ha colto di sorpresa i mercati e ha fatto spaventare gli investitori. Anche perché le decisioni, se portate avanti, rischierebbero di bloccare praticamente tutte le importazioni verso gli Usa dal paese asiatico.
Pechino ha risposto comunicando che il vicepremier, Liu He, rappresentante speciale del presidente Xi Jinping sul complesso dossier commerciale, guiderà ancora la delegazione in partenza per gli Usa in vista dell’undicesimo round di colloqui che si terranno a Washington il 9 e il 10 maggio.
“Che si raggiunga o meno un accordo, non è il momento di abbassare l’attenzione sulla minaccia che può rappresentare nel lungo termine un conflitto commerciale tra Stati Uniti e Cina e l’impatto economico che questo potrebbe avere sul paese asiatico”, spiega un report firmato dal China Economic Committee di Morningstar. “Noi abbiamo abbassato le stime di lungo periodo (10 anni) sulla crescita del Pil cinese portandole da 3,5% a 3,25%, incorporando nell’outlook i possibili scenari di conflitto fra i due paesi”.
Scenari possibili e impatto sul Pil cinese
Molte delle analisi che si fanno su questa situazione si concentrano sugli sviluppi che si registrano giorno per giorno. “Noi abbiamo utilizzato un approccio di lungo periodo”, spiega il report. “Per farlo abbiamo studiato 200 anni di dati sul commercio e 500 anni di informazioni sui conflitti che hanno interessato le grandi potenze. La lezione chiave che ci ha dato la storia è la facilità con la quale le grandi potenze (come Cina e Usa) riescono a entrare in conflitto”.
Un accordo per salvare la faccia
Ma come andrà ragionevolmente a finire quando Stati Uniti e Cina si siederanno finalmente al tavolo per cercare di raggiungere seriamente un accordo? “Noi crediamo che si arriverà a un agreement per salvare la faccia di entrambi. E questo per diverse ragioni. Prima: è la soluzione adottata negli ultimi decenni. Seconda: le questioni che gli Stati Uniti pongono (dallo spionaggio industriale alla proprietà intellettuale, passando da questioni politiche come Corea del Nord e Taiwan) sono già state affrontate prima (ad esempio quando la Cina ha cercato di entrare nel WTO nel 2001). Terza: su molte questioni i leader dei due paesi hanno sempre trovato più conveniente rimandare le soluzioni. Quarta: Trump è più interessato a ottenere una vittoria da sbandierare sul fronte domestico che non ad arrivare a cambiare veramente l’atteggiamento della Cina”.
Come si traduce tutto questo in numeri? “Un esempio di accordo per salvare la faccia potrebbe essere quello di ridurre del 25% il deficit commerciale fra gli Usa e la Cina”, dice lo studio. “Trump potrebbe considerarla come una vittoria. Tuttavia non avrebbe alcuna reale conseguenza economica”.
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