Lo scorso 31 maggio avevamo anticipato alcuni dati dello studio di Banca d'Italia dal titolo Households’ investments in foreign mutual funds made transparent - Questioni di economia e finanza, curato da Massimo Coletta e Raffaele Santioni. L'analisi completa è ora disponibile nella sezione Pubblicazioni dell'istituto centrale. Riproponiamo di seguito l'articolo, mentre nelle prossime settimane pubblicheremo ulteriori approfondimenti.
Qualcosa è cambiato nel portafoglio delle famiglie italiane nel 2018. Non solo per il calo delle attività finanziarie, che è stato più pronunciato rispetto al resto dell’area euro (-4,4%, pari a oltre 190 miliardi, secondo i dati di Banca d’Italia), ma anche per l’esposizione all’estero. Secondo i dati contenuti nella Relazione annuale del governatore di Bankitalia, Ignazio Visco, presentata oggi, 31 maggio, l’ammontare si è più che dimezzato rispetto alla media del quadriennio precedente, fermandosi a 46 miliardi di euro.
Le ragioni, si legge, sono state “la progressiva riduzione del programma ampliato di acquisto di attività finanziarie dell’Eurosistema (Expanded Asset Purchase Programme, APP) e il rallentamento dei rimborsi netti di obbligazioni bancarie retail (dovuto al minore ammontare di titoli giunti a scadenza). Nell’ultima parte del 2018, inoltre, la diminuzione è stata accentuata dal rialzo dei rendimenti sui titoli italiani.
Meno investimenti in fondi esteri
I fondi comuni esteri sono tipicamente uno strumento utilizzato dai risparmiatori per esporsi ai mercati internazionali e l’anno scorso gli investimenti sono stati pari a 22,2 miliardi, il valore più basso dal 2011. Il dato, se posto in prospettiva, fa riflettere. Fino alla metà degli anni Novanta, la quota di fondi esteri nei portafogli degli italiani era poco significativa, ma dal 2012, dopo la crisi del debito sovrano, è aumentata fino a raggiungere nel 2018 quota 265 miliardi, pari al 6% della ricchezza finanziaria complessiva delle famiglie e al 54% del totale dei fondi comuni detenuti. La Relazione di Banca d’Italia sottolinea come i risparmiatori del Belpaese non abbiano uguali da questo punto di vista rispetto alle principali economie dell’area euro.
Stati Uniti, meta più ambita
Ma dove investono le famiglie attraverso i fondi esteri? Uno studio di prossima pubblicazione, condotto da Banca d’Italia (M. Coletta e R. Santioni, Households’ investments in foreign mutual funds made transparent, Questioni di economia e finanza), nel periodo 2008-2017 utilizzando i dati Morningstar e le segnalazioni di vigilanza, rivela che il 75% è concentrato in 10 paesi su 150 totali a cui sono esposti i loro portafogli. Gli Stati Uniti si prendono la fetta principale (25%), ma altre destinazioni sono l’area euro, il Giappone e il Regno Unito. In termini di asset class, oltre i due terzi sono in titoli di debito, soprattutto governativi e di società finanziarie (dati sono a fine 2017).
Se consideriamo che i fondi esteri hanno permesso negli anni scorsi di aumentare la diversificazione del portafoglio e quindi dei rischi; nel 2018 le famiglie italiane hanno fatto un passo nella direzione opposta.
Per l'analisi è stata utilizzata la piattaforma Morningstar Direct. Scopri le sue funzionalità.
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