Lo scorso 8 maggio, a 25 anni dal primo voto post-apartheid, Cyril Ramaphosa, leader dell’African National Congress, ha vinto (di nuovo) le elezioni riconfermandosi alla guida del Sudafrica. Il risultato, seppur previsto, riaccende i riflettori sul mercato africano più sviluppato e sulle sue potenzialità di crescita. Le speranze risiedono principalmente nella capacità del governo di promuovere un programma di riforme strutturali e di lotta alla corruzione.
Coppa del mondo, solo un ricordo
Nove anni fa, il Sudafrica si apprestava a diventare il centro del mondo per qualche settimana, grazie alla prima, e finora unica, edizione di un mondiale Fifa organizzata nel Continente nero. Come spesso accade con i grandi eventi sportivi, gli investimenti infrastrutturali sono stati i principali beneficiari. Le stime parlano di una spesa complessiva di circa 3 miliardi di dollari. Molto più complesso, invece, calcolare i benefici a medio-lungo termine di una competizione che comunque ha contribuito a ripulire l’immagine internazionale dell’ex colonia olandese, con conseguenze benefiche soprattutto dal punto di vista turistico.
Tuttavia, la spinta benefica della coppa del mondo 2010 sembra essersi parecchio affievolita in questi novi anni, così come l’entusiasmo degli investitori. In 12 mesi l’indice Morningstar South Africa NR ha perso l’8,9%, contro il -3,2% segnato dal Morningstar Emerging Markets Index (in euro). Allargando il confronto su un periodo di cinque anni, invece, le cose vano un po’ meglio con il mercato azionario sudafricano che ha segnato un rendimento annualizzato del 4,75% contro il 6,4% del paniere diversificato di mercati emergenti. La performance, però, è accompagnata da una volatilità decisamente più elevata: 20,6 contro 13,1 (deviazione standard a cinque anni).
Evoluzione degli indici Morningstar South Africa NR e Morningstar EM NR a cinque anni
Dati in euro al 4 giugno 2019. Fonte: Morningstar Direct.
Mercato a sconto
A prima vista, gli investitori potrebbero essere tentati di avere una visione pessimistica sulle prospettive del Sudafrica. La crescita annuale del Pil reale sudafricano è stata in media dell’1,5% nell’ultimo decennio, contro una media mondiale del 3,4%. Il Fondo Monetario Internazionale stima una crescita reale dell’economia dell’1,2% per il 2019 e dell1,5% per il 2020. Vi sono poi diverse problematiche strutturali che sembrano mettere a rischio le prospettive nel medio-lungo termine.
La maggior parte del sentiment negativo è già stato prezzato dal mercato, il potenziale di rialzo è maggiore di quanto non sia stato da diverso tempo
“Tuttavia, le dinamiche politiche, strutturali e macroeconomiche che influenzano l’economia sudafricana sono altamente complesse e in evoluzione”, commenta Oliver Bell, gestore del fondo T. Rowe Price Frontier Markets Equity. “Uno sguardo più approfondito permette di svelare aree di opportunità. Infatti, dato che la maggior parte del sentiment negativo è già stato prezzato dal mercato, il potenziale di rialzo è maggiore di quanto non sia stato da diverso tempo”. Tra il 28 febbraio 2018 e il 31 maggio 2019, infatti, il Morningstar South Africa NR è scivolato del 17%.
“Il potenziale di alcune società focalizzate sul mercato domestico è particolarmente incoraggiante. Sono attraenti in particolare le imprese con una solida liquidità sottostante, una base variegata e sofisticata di investitori locali e un numero ridotto di azionisti di controllo”, prosegue Bell. “La nostra conviction sulle banche sudafricane, ad esempio, rimane forte: sono inserite in un solido framework istituzionale, data la forza e la reputazione della Banca centrale e del Tesoro”.
Riforme e investimenti esteri
La sensazione è che il Sudafrica si trovi ancora una volta ad affrontare un momento cruciale della sua storia. Il governo dovrà compiere passi radicali, dovranno essere adottate importanti riforme, altrimenti il paese rischia di scivolare ancor di più in un ciclo perpetuo di crescita anemica, di scarsa offerta di servizi e di corruzione.
“Il Sudafrica ha un disperato bisogno di investimenti e di fiducia delle imprese per risolvere i suoi problemi economici, e Ramaphosa e i suoi alleati ne sono pienamente consapevoli”, si legge in una nota a cura del Global Emerging Markets Equity Team di Mirabaud Am. Le sfide che il paese deve affrontare sono significative, ma dove c’è il rischio ci sono anche delle opportunità. “Mentre la maggior parte delle aziende sta lavorando duramente per difendere il proprio business e resistere alla tempesta, altre stanno performando bene, conquistando quote di mercato, sfruttando nuovi mercati, aumentando i margini e investendo. Restiamo cautamente ottimisti sul fatto che, nonostante le sfide macro, si possa continuare a trovare opportunità interessanti in aree selezionate”, conclude la nota.
Un altro settore molto importante dell’economia sudafricana che necessita una revisione è sicuramente quello del’estrazione di minerali, di cui il paese è ricchissimo, in primis oro, platino e uranio. “L'industria altamente sindacalizzata e gli interrogativi sul disegno di legge che prevedere l’esproprio di terre senza compensazione sono due fattori che destabilizzano ancora gli investitori”, afferma Stéphane Monier, responsabile investimenti di Lombard Odier Private Bank.
Il Sudafrica in portafoglio
In Italia, sono disponibili un centinaio di fondi comuni aperti di diverse categorie che attualmente dedicano almeno il 5% del proprio portafoglio a titoli sudafricani. Di questi, 16 superano il 10% degli asset (in tabella). Ce ne sono tre la cui esposizione supera il 36%: T. Rowe Price Middle East & Africa Equity Fund, JPMorgan Africa Equity Fund e Fonditalia Africa & Middle East Equity.
Per chi invece cercasse un Exchange traded fund, su Borsa Italiana si trovano tre replicanti quotati facenti parte della categoria Azionari Sud Africa e Namibia: HSBC Msci South Africa Capped UCITS ETF, iShares MSCI South Africa UCITS ETF USD (Acc) e Lyxor MSCI South Africa UCITS ETF Acc (EUR).
Allargando la ricerca anche ad altre categorie, qui sotto sono elencati i 12 Etf registrati per la vendita in Italia con almeno il 7% del portafoglio dedicato alla Borsa di Johannesburg.
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