“Se vuoi avere performance migliori di tutti gli altri, allora devi comportarti in maniera diversa da tutti gli altri”, sosteneva il mitico investitore britannico Sir John Templeton, senza dubbio appartenente al ristretto gruppo di persone che hanno definito le basi dell’investimento contrarian.
Le strategie controcorrenti partono dal presupposto che il mercato sia irrazionale ed emotivo, e quindi spesso in disequilibrio. L’idea, dunque, è quella di comprare le classi di attivi sottovalutate dal mercato in quel momento e che presentano le qualità giuste per performare nel lungo periodo.
Contrarian, ma con giudizio
La premessa che sta dietro a questo modo di operare è semplice: i flussi di cassa inseguono i rendimenti; perciò, la combinazione di alti flussi di cassa e di forti rendimenti passati è un buon indicatore dell’eccessiva valutazione di un titolo. La bolla tecnologica del 1999 e quella immobiliare del 2007 sono due buoni esempi del perché non si devono acquistare le categorie di fondi più popolari al momento. Dall’altro lato, sarebbe stata una buona scelta comprare nel 2000 prodotti sottovalutati e quasi ignorati dalla maggioranza degli investitori, come i mercati emergenti. Così come nel 2008-2009 gli investiori sono usciti in massa dall’equity Usa, che invece si preparava al rally più lungo e prolifico della sua storia.
Basta quindi comprare le asset class che segnano perdite e delfussi? Non proprio. Se bastasse acquistare le aziende con i più bassi P/E (Price/Earnings Ratio – Rapporto Prezzo/Utile), sarebbe tutto molto facile. In realtà, spesso, se un titolo ha una bassa quotazione è perché se la merita. Ecco perché essere contrarian non è da tutti. Quello che conta è analizzare i fondamentali di un titolo, settore o mercato, oltre ovviamente a valutare con attenzione i rischi e magari dedicarci solo una parte del portafoglio, soprattutto se non si ha lo stomaco abbastanza forte per digerire gli andirivieni di mercati volatilti.
Le idee di MIM
In questo momento, ad esempio, i gestori di Morningstar Investment Management (MIM) sono particolarmente positivi su Giappone ed Europa emergente, non proprio due asset class “amate” dai mercati. I fondi aperti (ETF compresi) della categoria Azionari Giappone domiciliati in Europa hanno segnato 7,7 miliardi di deflussi netti nell’ultimo anno (a fine aprile), mentre i prodotti Azionari Europa Emergente hanno lasciato per strada 1,4 miliardi nello stesso periodo. Stesso discorso per i mercati asiatici in via di sviluppo, in particolare per l’equity indiano, che ha ripreso vigore dopo la rielezione di Narendra Modi il mese scorso. I prodotti Azionari India disponibili agli investitori europei hanno visto 3 milardi di riscatti netti negli ultimi 12 mesi (sempre a fine aprile).
Evoluzione degli indici Morningstar EM Europe, Morningstar India e Morningstar Japan a un anno
Dati in euro al 13 giugno 2019. Fonte: Morningstar Direct.
I fondi per andare controcorrente
All’interno di queste tre categorie non mancano fondi che, secondo gli analisti di Morningstar, dovrebbero battere la concorrenza su un intero ciclo di mercato. Vediamone alcuni.
Azionari Giappone Large Cap
Per quanto riguarda l’equity nipponica, tra gli strumenti a disposizione degli investitori italiani e coperti dalla ricerca di Morningstar, ce ne sono tre che si guadagnano il massimo giudizio qualitativo, cioè l’Analyst Rating pari a Gold. Si tratta di due Etf, l’iShares Core MSCI Japan IMI UCITS ETFe il Vanguard FTSE Japan UCITS ETF, oltre a un fondo gestito attivamente, il Man GLG Japan CoreAlpha Equity.
Azionari Europa Emergente
Tra i fondi esposti ai mercati europei in via di sviluppo, invece, troviamo due strumenti che si guadagnano la medaglia di bronzo (Analyst Rating pari a Bronze): il BGF - Emerging Europe Fund e ilJPMorgan - Emerging Europe Equity Fund.
Azionari India
Infine, per chi volesse esporsi alla Borsa indiana, troviamo tre fondi a cui gli analisti di Morningstar assegnano un Analyst Rating pari a Silver. Si tratta del Comgest Growth India, dello Stewart Investors Indian Subcontinent Sustainability Fund e del Franklin India Fund.
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