Vodafone sta attraversando un processo di transizione da operatore mobile puro ad azienda in grado di offrire un pacchetto integrato di servizi telecom in molti paesi. Il gruppo britannico si è mosso su più fronti: le acquisizioni di Kabel Deutschland in Germania, Ono in Spagna e Cable & Wireless Worldwide nel Regno Unito le hanno permesso di migliorare la sua rete fissa in tre dei suoi maggiori mercati europei. In Italia ha installato una buona quantità di fibra ottica e ha siglato un accordo con Enel per utilizzare la sua in molte aree del paese. Ha inoltre raggiunto un’intesa per la fusione delle sue attività con Idea Cellular diventando il più grande operatore wireless in India.
Il Moat di Vodafone
“Il Moat di Vodafone si basa su un vantaggio di costo rispetto ai competitor che deriva dalla possibilità di ammortizzare i costi fissi della gestione della rete su una base di utenti molto ampia in tutti i mercati in cui è presente. Inoltre, la qualità dei suoi servizi le evita di dover competere unicamente sui prezzi”, dice Michael Hodel analista azionario di Morningstar. “Le nostre previsioni indicano una crescita media dei ricavi del 2,4% spinta dallo spostamento delle preferenze dei consumatori verso pacchetti di servizi a più alto valore aggiunto (rete fissa, mobile, bandalarga, TV), dalla ripresa del mercato europeo e dalla buon andamento di quelli emergenti. Sulla base delle nostre attese stimiamo un fair value pari a 210 penny” (report aggiornato al 21 maggio 2019).
Centrica scontata del 40%
Centrica ha ceduto oltre il 20% della sua capitalizzazione di mercato negli ultimi tre mesi in scia al downgrade del suo merito creditizio da parte di S&P (da BBB+ a BBB) e ai timori di un probabile taglio del dividendo e ora è scambiata a un tasso di sconto di circa il 40% rispetto al fair value di 140 penny (report aggiornato al 12 maggio 2019). L’utility britannica ricava un terzo del suo reddito operativo dalla distribuzione di energia e gas. In passato riusciva a sfruttare le alte economie di scala derivanti dalla sua leadership nel mercato domestico per ricavare margini di profitto superiori alla media, ma la maggior instabilità politica e il limite alle tariffe imposto dalle autorità hanno ridotto in maniera significativa i margini di profitto di questo segmento.
Il management ha recentemente rivisto la strategia aziendale provvedendo alla dismissione di alcuni asset non core come le attività oil&gas fuori dall’Europa per concentrare l’allocazione del capitale in piccole società attive nella fornitura di servizi energetici innovativi. “La nostra valutazione del titolo è negativamente influenzata dalla contrazione del prezzo delle materie prime, mentre la progressiva riduzione dei costi di gestione e la rimozione dei tetti alle tariffe di energia e gas attesa nei prossimi anni dovrebbero contribuire a risollevare i margini di profitto nel medio/lungo periodo”, dice Tancrede Fulop, analista azionario di Morningstar.
Imperial Brands taglia il portafoglio marchi
Imperial Brands è il quarto produttore al mondo di tabacco e gli analisti gli riconoscono una forte posizione di vantaggio competitivo all’interno del settore per via della qualità del suo portafoglio marchi (tra cui Winston, Rizla e i sigari cubani Cohiba e Montecristo), che le permette di applicare mark-up generosi ai prezzi di vendita, e delle elevate economie di scala che le consentono di ammortizzare i costi fissi di produzione e dunque di ricavare margini di profitto superiori alla media.
“L’azienda sta portando avanti un programma di razionalizzazione dei brand con l’obiettivo di recuperare risorse da destinare al finanziamento di nuove iniziative di marketing. Negli ultimi anni è riuscita a tagliare il suo portafoglio marchi del 30% e punta ad arrivare al 50% entro il 2020. Giudichiamo positivamente anche la decisione di aumentare il grado di diversificazione geografica attraverso l’acquisizione di asset negli Stati Uniti, mentre riteniamo che la scelta di puntare sulle sigarette elettroniche di tipo vaping la penalizzi nei confronti di altri competitor (come Philip Morris, che ha invece quelle di tipo heating) poiché la espone a una maggior concorrenza e le permette di ricavare margini di profitto più bassi”, dice Philip Gorham analista azionario di Morningstar. “Nonostante il costante calo dei volumi di produzione e lo sfavorevole andamento dei tassi di cambio, nei prossimi cinque anni ci aspettiamo una crescita media dei ricavi del 3% trainata dal miglioramento del prezzo medio dei suoi prodotti. In base a queste ipotesi stimiamo un fair value pari a 37 sterline” (report aggiornato al 9 maggio 2019).
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