Per il quinto mese consecutivo, a maggio il fondo Pimco Gis income ha avuto una raccolta netta record. Morningstar stima flussi per 1,58 miliardi, che portano il totale da inizio anno a +9,7 miliardi. Neanche il recente allargamento degli spread (differenziale dei tassi rispetto ai titoli più sicuri) nel segmento del mercato del credito più rischioso, quello degli high yield, ha fermato gli afflussi. Il comparto ha catturato intorno al 70% delle sottoscrizioni nette nella sua categoria (Obbligazionari flessibili globali) ed è il più grande in Europa per masse gestite, oltre 61 miliardi (al 31 maggio).
In un report del 24 maggio 2019, in cui viene confermato l’Analyst rating pari a Silver, Mara Dobrescu, responsabile della ricerca sulle strategie obbligazionarie di Morningstar in Europa, afferma: “Pensiamo che il team possa continuare a fare bene senza dover chiudere la strategia a nuove sottoscrizioni (dopo l’enorme crescita delle masse, Ndr). Può contare su molti punti di forza e diversificare su tanti mercati. Tuttavia, ci piacerebbe che Pimco considerasse l’opzione di soft closure nel caso avesse difficoltà a mantenere, nelle dimensioni che desidera, l’esposizione alle cartolarizzazioni emesse dalle agenzie governative (agency mortgage-backed securities)”. A tal proposito, è bene ricordare che questi strumenti hanno avuto un ruolo importante nelle performance passate del fondo, ma il mercato sta attraversando una fase di debolezza. In base ai dati Morningstar, gli Mbs rappresentavano circa il 13,9% del patrimonio gestito a fine marzo 2019.
Indicatori di portata
Questo esempio, ma se ne potrebbero fare altri, ci aiuta a comprendere l’importanza dei fattori dimensionali nell’analisi di un fondo. In gergo tecnico si parla di capacity (capienza, portata, Ndr) e può essere studiata con una serie di indicatori che rientrano in tre gruppi. I primi due sono riferiti al fondo e al contesto in cui opera. Un terzo tipo di valutazione, complementare ai due precedenti, riguarda la liquidità del portafoglio.
“Non c’è un numero magico sull’ammontare che uno specifico stile di investimento può gestire senza impatti sulle performance”, spiega Tim Whitelaw del global Manager research team di Morningstar. “Dipende dal gestore, dal processo che utilizza e dalla fase del ciclo economico (espansiva o recessiva)”. Per questa ragione, gli analisti di Morningstar considerano diversi fattori, tra cui la crescita del patrimonio in gestione, che può avvenire per effetto delle dinamiche di mercato e/o di nuove sottoscrizioni nette; i flussi di nuovi capitali da parte degli investitori, che permettono di capire quanto denaro il team deve allocare; e la velocità di espansione delle masse.
Quando arrivano troppi capitali tutti insieme
L’ultimo indicatore è rilevante dal momento che un fund manager può avere difficoltà a “mettere al lavoro” grandi quantità di liquidità in ingresso, che arrivano tutte insieme, mentre potrebbe farlo senza troppi problemi se i flussi fossero graduali. “Le performance potrebbero essere diluite in una fase di rally dei mercati perché il gestore impiegherà del tempo a investire i nuovi capitali e si perderà parte dell’ascesa dei listini”, afferma Whitelaw. “Il manager potrebbe anche optare per acquistare società a larga capitalizzazione e quindi più liquide e in tal caso il potenziale valore aggiunto di posizioni tattiche, ad esempio in small cap, si ridurrebbe”.
Ma non finisce qui. A fronte di rendimenti meno brillanti o al di sotto delle attese, gli investitori potrebbero decidere di uscire tanto velocemente quanto sono entrati, obbligando il gestore a liquidare le posizioni rapidamente e magari a condizioni svantaggiose. Questo dovrebbe essere un campanello d’allarme per i risparmiatori (ma anche i consulenti finanziari) che si fanno attrarre dalle mode o dai trend del momento.
Altri indicatori utili a livello di fondo sono il numero di posizioni, il turnover del portafoglio, la capitalizzazione di mercato media e le masse complessive gestite con la stessa strategia.
Dove investe il fondo… e i suoi concorrenti
Con il concetto di “portata del mercato”, si fa riferimento non solo all’universo investibile del fondo, ma anche ai suoi concorrenti comparabili. I singoli indicatori e la loro rilevanza dipendono dall’area geografica, dal settore o dallo stile del fondo. Più è grande un comparto rispetto ai suoi pari e al set di opportunità di investimento, maggiore sarà il suo impatto sul mercato in situazioni di stress. Non solo, se il gestore è specializzato in small cap e il patrimonio cresce rapidamente potrebbe essere tentato di accrescere l’esposizione alle società ancora più piccole (micro cap), che sono anche meno liquide, con conseguenti maggiori difficoltà in caso debba uscirne rapidamente. Un altro esempio sono le obbligazioni non quotate su listini ufficiali, per le quali i prezzi non sono sempre facilmente determinabili.
“Nelle nostre interviste, chiediamo sempre ai gestori qual è l’ammontare di flussi che possono gestire con il loro stile”, dice Whitelaw, “e ripetiamo la stessa domanda negli incontri successivi. Se le stime di capacity vengono aumentate, indaghiamo ulteriormente per capire se è dovuto all’espansione dell’universo di riferimento o a pressioni commerciali”.
Lo studio completo dal titolo Evaluating Capacity and Liquidity for Equity Strategies, realizzato da Tim Whitelaw, è disponibile su Morningstar Cloud.
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