Meglio i dividendi o i buyback per andare a caccia di rendimento? I due sistemi fanno parte delle strategie classiche degli investitori in cerca di income. E da questo punto di vista le cedole da anni si stanno mostrando particolarmente generose. “In questa prima parte del 2019, i dividendi globali hanno registrato ottime performance (con un incremento del 7,8% anno su anno) e riteniamo che potranno continuare a crescere grazie alla forte generazione di liquidità a livello globale”, spiega Anu Narula, Head of global equities di Mirabaud AM. “In questo contesto, gli Usa sono e saranno un driver importante”. In particolare si è fatto notare il settore bancario, grazie anche a JPMorgan che ha apportato il contributo maggiore al comparto, pagando quasi 700 milioni di dollari in più (anno su anno).
Investire nelle azioni che pagano dividendi può dare soddisfazioni anche in termini di performance borsistiche. L’indice Morningstar Dividend Leaders (che raccoglie le 100 società Usa che hanno lo yield più alto, che hanno un track record costante nel pagamento dei dividendi e hanno dimostrato di avere una politica delle cedole sostenibile) in un anno ha guadagnato (fino al 19 luglio e in euro) quasi il 16%.
Indice Morningstar Dividend Leaders
Dati in euro aggiornati al 19 luglio 2019
Fonte: Morningstar Direct
“Negli ultimi cinque anni, per il 70% del periodo, la crescita dei dividendi negli Stati Uniti ha superato la media globale, per questo siamo molto positivi sulla regione nell’attuale fase di ciclo economico”, dice Narula. “A livello geografico, oltre a Stati Uniti e Asia, puntiamo anche sull’Australia che offre opportunità interessanti, con un numero crescente di società che iniziano a pagare dividendi più alti”.
Nella tabella sotto sono elencati i fondi della categoria Morningstar Global equity income con Analyst rating e la loro esposizione netta a Asia, Usa e Australia.
Attenti al buyback
Un altro sistema con il quale le società possono dare rendimento agli azionisti è il cosiddetto buyback, cioè quando un’azienda utilizza il cash che ha in cassa per riacquistare una parte delle sue azioni. Questo può essere fatto come sistema per rendere un po’ di valore agli azionisti (il buyback riduce il numero delle azioni sul mercato, portando i soci ad avere una fetta più grossa del business). A volte i riacquisti vengono fatti quando il management della società crede che i titoli non siano valorizzati correttamente dal mercato e si aspetta che possano crescere. In altri casi possono essere fatti quando il management cerca di compensare gli effetti diluitivi di un programma di stock option.
Dal punto di vista degli investitori ci vuole un po’ di prudenza. “Credo che i riacquisti siano un uso accettabile di denaro da parte delle società. Sono uno strumento a diposizione quando si tratta di usare la liquidità”, spiega George Metrou, gestore del portafoglio Dividend Select di Morningstar Investment Management. “Tuttavia, penso anche che debba essere detto chiaramente dalle aziende perché si stanno lanciando in un piano del genere”. La regola stabilisce che quando i buyback vengono fatti al di sotto del fair value fanno aumentare il valore, mentre se sono fatte al di sopra lo distruggono. “C’è una fastidiosa tendenza sul mercato da parte delle società: annunciano i buyback e poi mettono il pilota automatico”, dice Metrou. “A fine anno dicono che faranno un programma di riacquisto e quante azioni hanno intenzione di ricomprare, ma non si capisce come facciano a sapere quale sarà il valore del titolo da lì a sei o nove mesi”. Da questo punto di vista i dividendi sono un po’ più sicuri. “Quando una società stacca una cedola da un dollaro, l’azionista riceve un dollaro”, spiega il gestore. “Con il buyback, a seconda delle condizioni di mercato del momento in cui viene effettuato, il socio potrebbe ricevere un dollaro, 1,20 dollari o 0,80 cents”.
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