Commissioni di performance, perché servono le linee-guida europee

Metodologie differenti di calcolo e comunicazione ai clienti nei diversi paesi creano le condizioni perché i sottoscrittori vengano caricati di costi elevati. L’Esma propone principi e standard condivisi, che sono resi ancora più necessari per una corretta rendicontazione delle spese, come richiesto da Mifid II.

Sara Silano 08/08/2019 | 00:07
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Commissioni di performance dei fondi, perché servono le linee-guida europee

Il 16 luglio, l’Esma (autorità di vigilanza sui mercati europei) ha messo in consultazione la proposta di linee-guida sulle commissioni di performance (o incentivo) applicate dai fondi ai sottoscrittori. L’obiettivo è avere dei principi comuni relativi ai metodi di calcolo e degli standard condivisi per la comunicazione ai clienti, dal momento che ora le pratiche variano molto nei diversi paesi dell’Unione europea, mentre i prodotti sono sempre più distribuiti oltrefrontiera. Una volta ricevuti i feedback (entro il 31 ottobre 2019), l’authority provvederà a redigere il documento definitivo.

La proposta è coerente con l’obiettivo della direttiva Ucits di “assicurare che la società di gestione agisca onestamente e correttamente nel miglior interesse del fondo (e quindi dei sottoscrittori, Ndr) e dell’integrità del mercato. In questo, è compreso il fatto che non siano caricati costi ingiustificati o spropositati”.

Standard comuni
Le aree in cui l’Esma raccomanda una convergenza tra i diversi paesi sono i principi generali per il calcolo delle performance fee, la coerenza tra quest’ultimo e l’obiettivo, la strategia e la politica del fondo, la frequenza e le circostanze in cui sono applicate e le modalità di disclosure del modello utilizzato. E’ argomento di consultazione anche il fatto che le stesse linee-guida valgano o meno per i prodotti alternativi (Alternative investment product).

In ordine sparso
Un’indagine condotta dall’Esma nel 2018 per mappare le diverse metodologie ha identificato le più utilizzate nell’industria del risparmio. La prima prevede che le performance fee siano soggette a High Water Mark, ossia debbano essere calcolate non solo tenendo conto dei rendimenti positivi, ma anche delle eventuali perdite pregresse (in alcuni casi è previsto un tasso minimo di rendimento). Una seconda modalità consiste nella comparazione tra attuali e passati risultati, ad esempio l’onere di incentivo si applica se il valore della quota alla fine del periodo considerato è superiore a quella di inizio periodo. Una terza opzione è quella di remunerare le performance oltre una certa soglia (indice di riferimento o tassi del mercato monetario).

Nella maggior parte dei casi, esistono vincoli normativi o pratiche di vigilanza volte ad assicurare che ci sia una certa coerenza tra la strategia e l’indice di riferimento. I meccanismi di computo, però, possono variare: ad esempio, c’è chi calcola le fee di incentivo su base giornaliera, ma le addebita annualmente.

Le linee-guida proposte da Esma indicano gli elementi fondamentali nel calcolo delle commissioni di incentivo, richiedono che ci sia coerenza tra il modello utilizzato e la strategia del fondo, così come sarebbe auspicabile un allineamento tra gli interessi dei sottoscrittori e del manager nella considerazione dell’orizzonte temporale per evitare che il gestore sia incentivato ad assumere troppi rischi. Un altro importante principio stabilisce che tali fee siano applicate solo se effettivamente la performance è positiva nel periodo considerato.

La situazione in Italia
In Italia, il Regolamento della Banca d’Italia sulla gestione collettiva del risparmio, prevede già alcune condizioni per l’applicazione delle commissioni di performance, tra cui che la variazione del valore della quota del fondo sia superiore ad un indice individuato nel regolamento di gestione o a un obiettivo di rendimento. Inoltre, la cadenza del prelievo non può essere inferiore a dodici mesi e nell’intervallo di tempo tra un prelievo e il successivo, le performance positive sono compensate con quelle negative. Se il regolamento di gestione non contiene né un indice a cui fare riferimento né un obiettivo di rendimento, la provvigione può essere applicata solo se il valore della quota è aumentato e il valore raggiunto è superiore a quello più elevato mai ottenuto in precedenza (c.d. High Water Mark assoluto). In alternativa, tale onere può essere prelevato sulla posizione del singolo partecipante al momento del riscatto della quota, a valere sul rendimento del proprio investimento.

Il pilastro dei costi
Nel KIID, il prospetto informativo che tutti i fondi devono avere (disponibile nella sezione “Documenti” delle schede-prodotto su Morningstar.it), è possibile vedere se e quali commissioni di incentivo vengono praticate. Nei rendiconti periodici, tali oneri sono indicati in termini assoluti e percentuali.

Gli analisti di Morningstar considerano il costo di un fondo, uno dei “pilastri” fondamentali nella valutazione. E la sua importanza accrescerà ulteriormente da fine ottobre, quando verrà applicata la nuova metodologia per l’Analyst rating. Oggi, infatti, il giudizio si basa sul posizionamento di un comparto rispetto a un gruppo omogeneo di concorrenti; nella futura versione, verranno dedotte le spese dalla stima di quanto valore potrebbe generare prima delle commissioni. Inoltre, l’Analyst rating sarà attribuito a livello di classe (non più di fondo).

Una valutazione negativa del “pilastro Prezzo” deve indurre gli investitori ad indagare sulle ragioni. Ad esempio, nel report del 4 aprile 2019 su fondo AB Select Absolute alpha portfolio, Francesco Paganelli del Morningstar Manager research team, spiega: “il comparto prevede una commissione di incentivo del 20% senza hurdle rate (tasso minimo di rendimento, Ndr) e l’ High Water Mark è re-impostabile ogni due anni. Questa struttura ha un effetto molto dannoso sui rendimenti”.

Le linee-guida dell’Esma avranno il pregio, quando saranno implementate, di fornire principi comuni e standard di trasparenza su questa voce di costo, che sono diventati ancora più importanti con gli obblighi di rendicontazione dei costi imposti da Mifid II.

Leggi anche la nostra analisi su quanto costano in tutto i fondi al risparmiatore.

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

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Info autore

Sara Silano

Sara Silano  è caporedattore di Morningstar in Italia

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