CoreSite Realty ed Equinix, secondo gli analisti di Morningstar, sono le uniche società del segmento dei data center ad aver sviluppato un effetto network (la capacità di attirare altri fornitori che, a loro volta, aprano i contatti con altre imprese) ma sono scambiate al momento a prezzi troppo elevati. La raccomandazione, dunque, è quella di inserire i titoli in una watchlist in attesa di valutazioni più convenienti.
CoreSite, margini di profitto in espansione
Diversamente da molti operatori del settore, CoreSite non sta investendo per ampliare il proprio spazio fisico per soddisfare la domanda dei provider di servizi cloud, ma punta alla maggior connettività dei suoi edifici. Al momento l’azienda statunitense conta oltre 450 fornitori di reti Internet tra i suoi clienti e questo è il miglior biglietto da visita per le società, prime fra tutte quelle che offrono i servizi di cloud computing, che vogliono essere collegate alla rete nel modo più efficiente.
“CoreSite opera esclusivamente in otto città degli Stati Uniti e oltre il 70% dei suoi canoni annui di affitto sono prodotti nelle aree della Silicon Valley, di Los Angeles e della Virginia del Nord. Sebbene il management non abbia chiuso alla possibilità di espandere la propria presenza a livello internazionale o ad altre regioni negli Usa, ha ribadito che la priorità è quella di aggiungere profondità ai mercati attuali piuttosto che cercarne di nuovi”, dice Matthew Dolgin, analista azionario di Morningstar. “Nei prossimi cinque anni ci aspettiamo una crescita media del fatturato del 10% spinta dall’espansione dello spazio destinato all’affitto e un margine operativo in costante espansione dall’attuale 25% al 35% nel 2023. In base a queste ipotesi la nostra stima del fair value è pari a 105 dollari e vale al titolo un rating di tre stelle” (report aggiornato al 26 luglio 2019).
Equinix scambiata a un rapporto P/FV di 1,30
Equinix è il più grande fornitore globale di data center grazie alla sua forte presenza in molte delle città più trafficate del mondo, ma il suo vantaggio competitivo è in realtà frutto dell’alta densità di reti (oltre 1.700). Operatori telefonici, fornitori di servizi cloud e aziende di vari settori, infatti, chiedono alla società statunitense (per un totale di oltre 10.000 clienti) di affittare dello spazio per le loro apparecchiature di data storage (server) proprio perché possono beneficiare di questo effetto network che migliora l’efficienza della loro connessione alla rete.
“Abbiamo recentemente alzato la stima del fair value del titolo da 415 a 420 sulla base della revisione delle previsioni di crescita. Per i prossimi dieci anni ci aspettiamo un progresso medio dei ricavi dell’8% spinto dall’aumento dello spazio di locazione e del canone medio di affitto. Ipotizziamo, inoltre, che i costi operativi saliranno nel breve termine per poi diminuire gradualmente dopo il 2020, dando quindi la possibilità al margine lordo di aumentare di 500 punti base superando quota 50%”, dice Dolgin. “Negli ultimi tre anni il fatturato è aumentato a un tasso medio superiore al 20%. Questo però ha spinto le quotazioni del titolo sopra quota 550 dollari (+16% annualizzato negli ultimi tre anni) spingendo il rapporto prezzo/fair value a quota 1,30” (report aggiornato al 2 agosto 2019).
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