Credit Suisse è tra le poche banche a cui gli analisti di Morningstar assegnano un Economic moat (nella misura di Medio). La fonte di tale vantaggio competitivo è da cercare nella sua attività di wealth management (nella quale ha grande importanza il fattore reputazionale) e nel potere contrattuale esercitato nei confronti della clientela.
La soddisfazione del cliente ha un costo elevato
Gli investitori che si rivolgono ai consulenti di Credit Suisse, infatti, hanno patrimoni molto importanti e hanno esigenze complesse. Potrebbero aver bisogno di accesso a finanziamenti strutturati, pianificazione patrimoniale generazionale, consulenza fiscale in più aree geografiche. Per questo la relazione che si crea tra i wealth manager e il cliente della banca è molto stretta e difficilmente s’interrompe per una questione legata al suo costo. Inoltre, i servizi offerti sono personalizzati su singole esigenze e questo rende impossibile per la clientela confrontare i prezzi tra le diverse banche. Questo permette a Credit Suisse di macinare margini di profitto superiori alla media.
“Il gruppo finanziario svizzero sta completando il processo di trasformazione del suo modello di business che prevede un maggior focus sul segmento del private banking e del wealth management a scapito delle attività di investment banking che diventano sempre più marginali. Ci aspettiamo che questo migliori ulteriormente la redditività della sua gestione e prevediamo per i prossimi cinque anni che il margine operativo salga dall’attuale 16% al 28% nel 2023. Al momento il titolo è scambiato attorno agli 11 franchi svizzeri, a un tasso di sconto di oltre il 40% rispetto al fair value di 20 franchi svizzeri”, dice Johann Scholtz, analista azionario di Morningstar (report aggiornato al 31 luglio 2019).
La reputazione di Danske Bank non è compromessa
Il business di Danske Bank si articola in diversi segmenti: quello retail in Danimarca e negli altri paesi nordici e quello corporate banking generano ciascuno oltre il 20% del reddito operativo della gruppo, mentre quello del wealth management e le attività in Irlanda del Nord producono rispettivamente il 15% e il 3%. Gli analisti di Morningstar riconoscono all’istituto di credito un Economic moat (nella misura di Medio) per via del vantaggio di costo rispetto ai competitor poiché Danske Bank ha una posizione di leadership nei mercati in cui è attiva (principalmente quello danese) e questo le permette di finanziare le sue attività a costi molto bassi e offrire i propri servizi a prezzi concorrenziali, cosa che spiega l’elevata fidelizzazione della sua clientela.
“La controllata estone di Denske Bank è stata coinvolta in uno scandalo legato al riciclaggio di denaro tra il 2017 e il 2018 e i costi legati a questa vicenda stanno pesando sugli utili del gruppo. Il management ha lanciato un profit warning, ma a nostro avviso la reputazione della banche non è stata compromessa, considerata la stretta relazione che l’istituto di credito ha con la sua base di clienti. Lo scandalo ci ha costretto a tagliare le nostre aspettative per i prossimi cinque anni e il fair value del titolo da 210 a 200 corone danesi, ma il mercato ha penalizzato oltremodo le azioni della banca danese che ora sono scambiate a un tasso di sconto superiore al 50%”, dice Niklas Kammer di Morningstar (report aggiornato al 22 luglio 2019).
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