PVH ha un portafoglio che conta circa 20 marchi, ma l’80% del suo fatturato e il 90% del suo reddito operativo è generato dai brand Calvin Klein e Tommy Hilfiger. L’elevata concentrazione del paniere aumenta la componente di rischio, ma la notorietà di queste due firme, il loro valore e la presenza a livello globale permettono al gruppo di ricavare una redditività del capitale superiore alla media (Economic moat).
PVH punta su Cina e America latina
Gli analisti di Morningstar hanno tagliato il fair value da 143 a 141 dollari in seguito alla decisione del management di rivedere al ribasso le guidance per il 2019 a causa del negativo andamento dei tassi di cambio e della debolezza delle vendite negli Usa e in Cina. Il mercato continua a essere oltremodo scettico sul futuro andamento dell’azienda. “I due brand di punta del portafoglio di PVH hanno dimostrato di avere forte presa su molti mercati a livello globale, ma Cina e America latina sono quelli in cui crediamo abbiano maggiori potenzialità di crescita e nei prossimi cinque anni ci aspettiamo un progresso medio delle vendite del 3% circa. Inoltre, l’azienda ha alleggerito in maniera sensibile il peso dei suoi debiti finanziari e questo promette di tradursi in un aumento della liquidità futura”, dice David Swartz, analista azionario di Morningstar (report aggiornato al 4 giugno 2019).
Hanesbrands cerca di espandersi
Hanesbrands è riuscito a costruirsi una posizione di vantaggio all’interno del settore grazie a un portafoglio marchi di assoluto valore (come Champion, College Apparel e Just My Size), al controllo della catena dei fornitori e a elevate economie di scala. In questo modo l’azienda riesce a ricavare mark-up elevati sui prodotti e dunque a mantenere margini di profitto superiori alla media. L’azienda americana è leader mondiale nel segmento dell’abbigliamento intimo, un mercato che si caratterizza per la sua forte concentrazione e per la fidelizzazione dei clienti ai marchi. Questo ha garantito per anni la stabilità dei suoi margini di profitto, ma ha anche limitato le prospettive di crescita. “Il management ha compreso questo rischio e ha iniziato a investire nell’espansione territoriale dei marchi e nell’estensione dei brand a nuove categorie di prodotto che gli permetteranno di guadagnare spazio sugli scaffali dei negozi e di aumentare il prezzo medio di vendita. Inoltre, i forti investimenti nel marketing hanno aumentato la popolarità di Champion che è tornato a essere nella partita per concorrere alla conquista di quote di mercato nel settore dell’abbigliamento sportivo”, dice Swartz. “Nei prossimi cinque anni ci aspettiamo una crescita media del fatturato attorno all’1,5% e in questo senso saranno i mercati internazionali a dare il contributo maggiore. L’azienda ha investito nel miglioramento dell’efficienza produttiva e questo dovrebbe tradursi in un’espansione del margine operativo di circa 200 punti base. Sulla base di queste ipotesi la nostra stima del fair value è pari a 27,50 dollari” (report aggiornato al 2 agosto 2019).
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