Mentre l’economia del Giappone manda segnali di miglioramento l’inflazione resta al di sotto dell’obiettivo della Bank of Japan. E gli investitori preferiscono la cautela. Gli ultimi dati macro del Sol levante indicano che il Pil tra aprile e giugno (secondo quanto reso noto dall'Ufficio di gabinetto del governo) è cresciuto dell'1,8% su base annua, grazie soprattutto ai consumi e agli investimenti. Il dato ha però mostrato un rallentamento rispetto al rialzo del 2,8% del periodo gennaio-marzo. Il risultato è comunque superiore alle attese del consensus degli analisti che avevano stimato per il secondo quarter una crescita dello 0,7%. L’aumento registrato nel trimestre è il terzo consecutivo.
Dal punto di vista borsistico, i numeri non sono bastati a dare lo slancio. L’indice Morningstar dedicato al Sol levante in un mese (fino al 4 settembre e calcolato in euro) ha perso lo 0,57% (-1,57% in yen).
Indice Morningstar Japan
Dati in euro aggiornati al 4 settembre 2019
Fonte: Morningstar Direct
La performance si è riflessa negli strumenti dedicati all’equity nipponico. I fondi raccolti nella categoria Morningstar Japan Large cap in quattro settimane hanno segnato –0,71% (in euro, -1,7% in divisa locale) mentre quelli del segmento Medium/Small cap hanno avuto un calo del 2,1% (-2%). Come mai?
L’inflazione non va
Il problema di fondo resta l’inflazione che, nelle intenzioni della BoJ, dovrebbe arrivare al 2% (a indicare una ripresa economica sostenibile). Così, però non sta andando. In base agli ultimi dati, l’inflazione core (che esclude gli alimentari freschi ) è aumentata dello 0,8% su base annua, mentre il dato core-core (che esclude i prezzi di alimentari ed energia) è salito dello 0,5% in dodici mesi.
In un quadro di inflazione del genere, nonostante i miglioramenti congiunturali, è difficile che il Giappone arrivi a un rialzo dell’imposta sui consumi (dall’8% al 10%) a ottobre come pianificato dal governo Abe. “L’ultimo incremento, effettuato nel 2014, ha fatto precipitare l’economia in recessione e qualora il miglioramento economico non prosegua, è probabile che il governo Abe proceda a un rinvio della sua attuazione”, spiega John Greenwood, Chief Economist di Invesco, secondo cui uno dei fattori chiave della debolezza del paese è legato al lavoro. “La popolazione e la forza lavoro (cioè la popolazione in età lavorativa: tra i 15-64 anni) hanno toccato i massimi rispettivamente nel 2010 e nel 1992”, spiega Greenwood. “I cali di questi dati fondamentali limitano automaticamente il tasso di crescita potenziale del Pil reale. Malgrado un bassissimo tasso di disoccupazione, pari al 2,4% ad aprile e il livello massimo del rapporto tra posti di lavoro disponibili e candidati (1,6%) dal 1974, l’incremento dei salari rimane tiepido e l’economia non evidenzia segnali di surriscaldamento”.
Rapporto posti di lavoro/ candidati (in rosso) a confronto con l’andamento dei salari (in blu)
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