Il mercato italiano archivia l’ultimo mese con un progresso che non racconta gli elementi politici e macro con cui hanno dovuto fare i conti gli investitori che puntano sul Belpaese. L’indice Morningstar Italy, in quattro settimane, ha guadagnato (fino all’11 settembre e in euro) il 7,21% portando a +20,3% la performance da inizio anno. L’andamento delle quattro settimane, tuttavia, per motivi di calendario non tiene conto dello scivolone registrato il 9 agosto, il giorno della crisi di governo, con l’addio della Lega alla coalizione che ha portato prima alle dimissioni del premier Giuseppe Conte e poi a un nuovo esecutivo (sempre sotto la sua guida) formato da Movimento 5 Stelle e Pd. Prendendo in cosiderazione quella data la performance di periodo arriva a +4,4%. Nel conto totale vanno messi anche alcuni inciampi del listino, come quello del 20 agosto, quando Conte ha rimesso il mandato nelle mani del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.
Indice Morningstar Italy dal 9 agosto all’11 settembre
Dati In euro aggiornati all'11 settembre 2019
Fonte: Morningstar Direct
Radar su imprese e rapporti con l’Ue
Nel complesso, comunque, i mercati non sembrano essersi preoccupati più di tanto per quanto avvenuto a Roma fra agosto e inizio settembre. Anche i fondi di investimento specializzati sull’equity tricolore hanno avuto un andamento sostanzialmente in linea con quello del paniere. Resta da vedere quanto durerà questo atteggiamento degli operatori. “La formazione del nuovo governo è positiva”, spiega una nota di DBRS. “Tuttavia non c’è sufficiente chiarezza sulle potenziali misure per supportare le imprese. Ci si attende che la prossima bozza della legge finanziaria che sarà presentata a metà ottobre reintroduca qualche incentivo per gli investimenti”.
Un occhio sarà tenuto sui rapporti che il nuovo esecutivo sarà in grado di tenere con l’Europa. “Trovare un bilanciamento fra il rispetto dei parametri fiscali e perseguire una moderata politica di espansione dovrebbe essre il principale obiettivo della politica economica del nuovo governo”, dice DBRS. “Raggiungere questo obiettivo significa sfruttare la possibile flessibilità concessa dalla Commissione europea, ma con un sentiero più credibile per quanto riguarda il consolidamento fiscale e un atteggiamento più prudente nella finanziaria rispetto al governo precedente”.
L’economia stagna
Nel frattempo la Penisola deve fare i conti con una situazione macro delicata. L'aggiornamento dell’Istat sui conti trimestrali dello Stivale spiega infatti che “prosegue ormai da cinque trimestri la fase di stagnazione, che caratterizza l'economia italiana a partire dal secondo trimestre del 2018”. Tradotto in numeri significa che il Pil italiano nel secondo trimestre del 2019 è rimasto invariato rispetto ai tre mesi precedenti ed è diminuito dello 0,1% su base annua. Confermata la crescita zero in termini congiunturali, mentre è stato rivisto al ribasso il dato tendenziale. Nelle stime diffuse a fine luglio la variazione risultava nulla.
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