Il tasso di successo dei gestori attivi è basso. Lo abbiamo scritto l’ultima volta lo scorso febbraio e ora lo ripetiamo perché la conferma arriva dal rapporto Morningstar semestrale dal titolo European Active/Passive Barometer, curato da Dimitar Boyadzhiev, analista specializzato nelle strategie passive.
Il Barometro misura il successo dei fondi attivi comparandoli non con un indice, ma con un paniere omogeneo di strumenti passivi, valutando la performance e il tasso di sopravvivenza su diversi orizzonti temporali, fino a dieci anni. L’universo di analisi comprende oltre 10 mila strumenti (attivi e passivi) domiciliati in Europa, per un patrimonio di 2,7 mila miliardi di euro, pari a circa un terzo del mercato totale.
Pochi superano il test
Lo studio mostra che, nell’ultimo decennio (a giugno 2019), la maggior parte dei gestori attivi ha avuto un tasso di successo superiore ai passivi solo in due su 66 categorie Morningstar esaminate (azionarie e obbligazionarie). Nei due terzi dei casi, gli active fund che hanno “superato il test” sono meno del 25%.
Se prendiamo in considerazione solo le categorie più grandi per patrimonio gestito, i risultati sono ancora più deludenti. Tra gli Azionari Europa large cap blend, il tasso di successo nel decennio è del 15,5%. Nel gruppo dei fondi che investono sulle Borse internazionali (large cap blend), scende al 9,1%; in quello con focus su Wall Street all’8,8%. Un po’ meglio hanno fatto i gestori specializzati sui mercati emergenti (35,5%).
Alcune categorie sembrano essere più favorevoli per i gestori attivi. In assoluto, la migliore è quella degli azionari UK mid cap con il 77% di tasso di successo. In generale, chi opera nel segmento delle aziende a media e piccola capitalizzazione ha più chance di battere il corrispondente paniere di strumenti passivi. Ma anche sulle piazze asiatiche, le performance sono positive, ad esempio tra i fund manager che investono sulla Borsa indiana o più in generale nel Pacifico, escluso il Giappone.
Tasso di successo in Italia
I gestori attivi specializzati su Piazza Affari hanno un tasso di successo del 34,8%, che si può spiegare con il peso che hanno le società di dimensioni più piccole nella costruzione dei portafogli. Il dato, infatti, è superiore alle categorie azionarie large cap europee, ma di poco inferiore a quello degli Azionari Europa small cap.
Chi sopravvive
Morningstar misura il tasso di successo dei gestori attivi non solo come sovraperformance rispetto ai passivi, ma anche in termini di sopravvivenza. “La principale ragione del fallimento degli active fund”, spiega Boyadzhiev, “è riconducibile alla loro liquidazione o integrazione in altri comparti. Ciò accade spesso a causa dei deludenti risultati”. I dati mostrano, inoltre, che nel lungo periodo i fondi indicizzati hanno più probabilità di sopravvivere.
In un periodo di un decennio, i fondi attivi azionari Europa large cap blend sopravvissuti sono il 46,1% contro il 60,3% dei passivi.
Tasso di successo dei fondi attivi nella categoria Azionari Europa large cap blend: performance e sopravvivenza
Tra i globali (large cap blend), è del 44,6% per gli active fund e del 56,4 per gli indicizzati. Nell’equity Italia, le percentuali sono rispettivamente del 42,4 e 50%. Su un mercato molto liquido, come quello statunitense, dove è difficile per i gestori attivi creare valore, il tasso di sopravvivenza è del 43,8%, comparato con il 55,4% degli index.
Tasso di successo dei fondi attivi nella categoria Azionari Italia: performance e sopravvivenza
Tra gli obbligazionari la situazione non è migliore. Meno di un quarto dei gestori attivi ha battuto i panieri passivi nel decennio in 11 delle 15 categorie esaminate nello studio. Tra i governativi in euro, il tasso di successo è del 20,7%, ma tra gli obbligazionari diversificati in euro scende al 15,8% e tra i comparti specializzati in titoli di Stato Usa è intorno al 12%. Il record negativo spetta al reddito fisso in yen (5,9%), ma anche quello in sterline non va oltre il 7,9%.
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