Le proteste di Hong Kong possono portare a un futuro migliore per l’ex colonia britannica, sia dal punto di vista politico che economico? Per quanto riguarda il primo aspetto, la situazione è complessa. I disordini sono nati dopo il tentativo del governo filocinese di Hong Kong (la regione dal 1997 è sotto l’amministrazione speciale di Pechino) di introdurre una nuova legge che prevede la possibilità di estradare nella Cina continentale tutte le persone accusate di reati gravi o di crimini punibili con una pena superiore ai sette anni di detenzione.
Il provvedimento è apparso subito controverso anche perché poteva indicare un primo passo verso l'ingerenza cinese nel sistema giuridico di Hong Kong (il modello vigente è definito “Una Cina-due paesi” o anche “Un paese-due sistemi”: L’Hong Kong Basic Law stabilisce che la regione goda di un alto grado di autonomia in tutti gli aspetti, tranne che nelle relazioni estere e nella difesa militare. La magistratura è indipendente e funziona secondo il modello del Common law britannico).
A inizio settembre il Chief executive di Hong Kong (così si chiama il capo dell’esecutivo), Carrie Lam, ha annunciato che la proposta è stata "del tutto ritirata". Questo non è bastato a placare le proteste, anche perché, nel frattempo, sono emerse altre istanze:
- Le dimissioni della leader dell'esecutivo
- Un'inchiesta sulla brutalità della polizia durante le proteste
-Il rilascio dei manifestanti arrestati
-In generale, maggiori libertà democratiche
“Crediamo che difficilmente la Cina interverrà direttamente per far finire le proteste”, spiega Lorraine Tan, Direttrice della ricerca per l’Asia di Morningstar. “Il governo di Hong Kong dovrà fare affidamento su sempre maggiori misure di sicurezza per mettere fine alle proteste e agli scontri. Alla luce dell’escalation di brutalità e dell’incertezza riguardo alla capacità dei leader della protesta di contenere la violenza, crediamo che si arriverà a una fase critica che potrebbe portare a incidenti mortali e, di conseguenza, alla fine degli scontri”.
Secondo l’analista a quel punto il governo di Hong Kong dovrà agire velocemente per riconquistare la fiducia. “Visto che il modello Una Cina due paesi non cambierà, crediamo che l’esecutivo annuncerà un miglioramento delle politiche di welfare. A quel punto la fiducia ritornerà e, anche alla luce di quanto avvenuto in passato, potremmo assistere a un recupero dell’economia e della finanza”.
Quale ripresa?
Dal 12 giugno (quando ci sono state le prime manifestazioni) a fine settembre l’indice Morningstar Hong Kong (in valuta locale, il dollaro di Hong Kong) ha perso circa l’11% (-7% in euro).
Indice Morningstar Hong Kong
Dati in dollari di Hong Kong aggiornati al 30 settembre 2019
Fonte: Morningstar Direct
Non bisogna però aspettarsi performance stellari. Quando l’epidemia è passata, nel 2004, la congiuntura globale è migliorata del 4,4%, quella di Hong Kong dell’8,7% e quella cinese del 10,1%. Oggi bisogna fare i conti, fra le altre cose, con i dubbi legati alla ripresa economica e alla guerra dei dazi fra Usa e Cina. “La stima di crescita del Pil a livello mondiale per il 2020 è di +3,5%”, dice l’analista. “Assumendo che le proteste finiscano nel 2019 prevediamo un miglioramento del 3% per Hong Kong e del 6,1% per la Cina. Insomma, ci attendiamo un rimbalzo più contenuto rispetto al passato”.
Crescita mondiale, Hong Kong e Cina a confronto
Real estate e banche
Dal punto di vista operativo, il suggerimento di Tan è di guardare ai titoli dei comparti immobiliare e bancario. “Sono quelli che, sull’indice Hang Seng (il paniere di riferimento della Borsa di Hong Kong, Ndr), hanno sofferto di più”, dice l’analista. “I proprietari di immobili residenziali potrebbero correre il rischio di vedere un indebolimento dei profitti, soprattutto se le proteste si dovessero trascinare. Molte grandi società del real estate, invece, sono ben diversificate e possono limitare i rischi per i loro guadagni. In questa situazione vediamo opportunità in alcuni titoli selezionati del mattone e delle banche che hanno sofferto di più durante le proteste”.
L’andamento dei diversi settori dell’Hang Seng durante le proteste
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