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Perché meno carbonio fa bene alle utility europee

I certificati sullo scambio di CO2, componente chiave dei prezzi energetici, stanno acquistando valore e danno una mano ai bilanci delle aziende del settore.

Marco Caprotti 05/11/2019 | 09:59
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Un’Europa sempre più verde farà bene alle utility della regione? La domanda nasce dagli sforzi compiuti nell’Unione per arrivare alla decarbonizzazione dell’economia. Uno dei sistemi per ottenere questo obiettivo è stato, nel 2005, la creazione del cosiddetto sistema di scambio di quote di emissioni dell'Ue (titoli negoziati sul mercato Emission trading scheme, Ets).

In pratica si tratta di un sistema che fissa un limite massimo di produzione di CO2 agli aderenti, lasciandoli liberi di acquistare e vendere sul mercato eventuali diritti di emissione aggiuntivi.

ll successo, però, non è stato immediato: i prezzi del C02 sono stati troppo bassi per gran parte dell'esistenza dell'Ets per innescare un vero processo di decarbonizzazione (vedi grafico sotto)
Prezzi co2

Prezzi e CO2
 “I prezzi del carbonio sono una componente chiave dei costi per produrre elettricità”, spiega Tancrede Fulop, analista di Morningstar. “In altre parole, alti costi del carbonio portano ad alti prezzi energetici. E questo è un fattore positivo per le utility europee”.

La correlazione storica fra i prezzi della produzione di energia e quelli di CO2 in Europa è di 0,8. “Questa correlazione, tuttavia, è aumentata dopo il rally del CO2 seguito alla riforma dell’Emission trading scheme di novembre 2017 (che, in sostanza, ha reso più stringenti i limiti di emissione e la possibilità di trattare i certificati, Ndr). “Da allora calcoliamo che la correlazione sia arrivata allo 0,97%”.

Correlazione fra prezzi della produzione e quelli del CO2
correlazione prezzi

La spinta della Commissione
Una mano alla crescita del valore dei certificati, ai conti delle utility e, in ultima istanza, alla decarbonizzazione, potrebbe arrivare dalla nuova presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, che fin dalla sua nomina (a metà luglio) ha detto di voler fare quanto in suo potere per arrivare a una Europa carbon neutral entro il 2050.

“Prevediamo che le emissioni di CO2 dall’industria e dalla combustione scendano del 43% entro il 2030 rispetto ai livelli del 2005, in linea con i target dell’Unione europea”, spiega Fulop. “Pensiamo anche che il 60% della generazione di energia dal carbone sarà rimpiazzata da eolico e solare e il 40% da gas. Stimiamo che le quotazioni dei certificati sul CO2 saranno sostenuti dalla diminuzione del surplus (almeno fino al 2023) e dai nuovi obiettivi per la riduzione delle emissioni inquinanti su cui si è impegnata la presidente della Commissione europea”.

Per altre analisi sull’azionario, guarda la sezione dedicata sul sito Morningstar.it.

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Info autore

Marco Caprotti

Marco Caprotti  è Giornalista di Morningstar in Italia.

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