ABB è la seconda azienda al mondo nella robotica e la numero uno in Cina. Questo segmento genera da solo il 9% del suo giro d’affari e, insieme a quello dell’industria dell’automazione, rappresenta il 60% circa del fatturato. Gli analisti stimano che questi due business da soli abbiano il potenziale per produrre una crescita dei ricavi superiori a quella del Pil globale. “Le nostre previsioni indicano per il gruppo svizzero un aumento medio del fatturato del 4% nei prossimi cinque anni. Ci aspettiamo che la divisione della robotica sovraperformi grazie all’ingresso in nuovi settori, oltre a quello dell’auto e dell’elettronica. L’azienda ha iniziato a lavorare all’espansione del suo mercato, ma le potenzialità sono molto alte e ABB potrebbe fare molto meglio. I risultati di questo segmento potrebbero modificare in maniera sensibile la nostra valutazione, in base alle nostre stime se la robotica crescesse al doppio rispetto a quanto previsto attualmente il fair value, ora pari a 25 franchi svizzeri, salirebbe del 7%”, dice Denise Molina, analista azionaria di Morningstar (report aggiornato al 23 ottobre 2019).
Il Moat di ABB
Gli analisti di Morningstar riconoscono ad ABB un Economic Moat elevato per via del forte potere contrattuale che l’azienda riesce a esercitare sui clienti. In tutti i segmenti in cui è attiva, infatti, il gruppo svizzero offre prodotti fortemente integrati con i processi produttivi delle aziende cliente e questo le permette di ricava mark-up elevati sui prezzi di vendita.
Nel segmento power grids, legato all’infrastruttura per la trasmissione e la distribuzione di elettricità, i suoi clienti sono prevalentemente le utility del settore elettrico, le quali hanno l’esigenza di avere strumenti affidabili che permettano loro di monitorare e programmare il passaggio da una fonte di energia all’altra. Trattandosi di servizi di pubblica utilità non possono permettersi di scegliere fornitori poco affidabili. Nel segmento dell’automazione industriale, i suoi partner sono principalmente le aziende del settore energetico e dell’industria navale, le quali hanno processi produttivi potenzialmente pericolosi e, anche qui, hanno bisogno di partner di cui fidarsi.
Fanuc punta su Cina e Usa
Le incertezze legate all’andamento del tasso di cambio e all’esito degli accordi commerciali tra Cina e Stati Uniti stanno pesando sui conti di Fanuc. I ricavi del secondo trimestre sono calati del 22% rispetto allo scorso anno e del 6% rispetto ai primi tre mesi dell’anno, e il management ha tagliato le guidance per il 2019 che ora prevedono un calo dei ricavi del 4% (anno/anno). Nonostante questo, gli analisti sono convinti che il gruppo giapponese abbia tutte le carte in regola per beneficiare del trend secolare della robotizzazione delle attività produttive. “Fanuc è il più grande produttore al mondo di macchine a controllo numerico, strumenti utilizzate in ogni campo della meccanica, e di robot industriali. L’elevata quota di mercato in questi segmenti le garantisce economie di scala inarrivabile per le aziende concorrenti. Inoltre, Fanuc fornisce prodotti che si integrano nei processi di produzione del cliente e questo le assicura un potere contrattuale nei suoi confronti che si traduce in margini di profitto superiori alla media”, dice Jason Kondo di Morningstar.
“I principali driver di crescita per il gruppo sono rappresentati dall’aumento della domanda in Cina e negli Stati Uniti, dove il livello di penetrazione del mercato è ancora basso, se consideriamo il numero di robot per lavoratore rispetto a paesi come Corea del Sud, Giappone e Germania. Nei prossimi cinque anni ipotizziamo una crescita del fatturato a un tasso medio del 2,3% e un margine operativo in espansione di circa 1000 punti base, e stimiamo un fair value pari a 20.500 yen” (report aggiornato al 29 ottobre 2019).
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