First Solar ha recentemente annunciato l’intenzione di uscire dal business dell’ingegneria e delle costruzioni per concentrare i suoi sforzi sulla produzione di pannelli solari e gli ultimi risultati dicono che l’azienda si sta aggiudicando importanti contratti specie in Nord America che ora rappresenta il suo principale mercato di sbocco.
Crescita della domanda e dazi giocano a favore di First Solar
“Nonostante le premesse siano incoraggianti, l’azienda non possiede un Economic moat. In questo settore la partita si gioca sui bassi costi di produzione e sul tasso di conversione dei pannelli, cioè la capacità dei moduli di trasformare il sole in elettricità. La tecnologia offerta da First Solar offre un leggero vantaggio in entrambi i campi, ma non abbastanza da garantirle un vantaggio competitivo”, dice Travis Miller analista azionario di Morningstar. “Ci aspettiamo che per mantenere il passo con la concorrenza, First Solar investa in nuove tecnologie e in capacità produttiva. Cosa possibile anche grazie alla stabilità delle sue finanze. L’azienda beneficerà della crescita della domanda di energia solare a livello mondiale e dei dazi sui pannelli solari prodotti in Asia che renderanno più convenienti i loro manufatti, e prevediamo per i prossimi cinque anni un tasso di crescita medio dei ricavi del 18%”. Il titolo è scambiato su valori di poco inferiori al fair value di 59 dollari ed è valutato con un rating Morningstar di 3 stelle (report aggiornato al 30 ottobre 2019).
NiSource promette investimenti nelle rinnovabili
NiSource è tra le utility americane che non hanno ancora una grossa esposizione al settore delle energie rinnovabili ma che hanno un alto potenziale nella crescita degli investimenti.
Nel 2015 l’azienda ha completato la sua separazione dal gruppo Columbia Pipeline e ora ricava tutto il suo utile operativo dalle attività regolamentate della distribuzione di elettricità e gas. Un vantaggio per NiSource, poiché l’intervento del regolatore in questo settore permette di mantenere tariffe sufficientemente elevate da permettere il rapito rientro dagli investimenti.
Nello Stato dell’Indiana (negli Usa) si sta valutando la possibilità di azzerare la produzione di elettricità da fonti fossili entro il 2028 e NiSource prevede di sostituire la sua con una combinazione di energia eolica e solare e il programma di investimenti per 1,2 miliardi di dollari nei prossimi sette anni supporta la tesi di un suo maggiore impegno in questo settore.
“Le nostre previsioni da qui al 2023 indicano una crescita media del fatturato del 5%. I costi legali sostenuti in seguito all’esplosione di gas nella sua rete nel Massachusetts continuano a pesare sugli utili del gruppo, ma quando questo effetto si sarà esaurito ci aspettiamo un progresso in doppia cifra dei profitti e un incremento medio del dividendo del 6%”, dice Charles Fishman, analista di Morningstar. “In base a queste ipotesi stimiamo un fair value pari a 27,50 dollari che vale a NiSource un rating di 3 stelle” (report aggiornato al 30 ottobre 2019).
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