Per i mercati finanziari azionari, i primi tre trimestri del 2019 sono stati tra i più positivi di sempre. Pur con oscillazioni di rilievo, i valori sono risaliti in modo generalizzato rispetto a quelli di fine 2018. Le obbligazioni, invece, hanno visto un calo dei rendimenti, che hanno raggiunto un minimo storico in agosto a seguito del consolidarsi delle aspettative di ulteriori decisioni di politica monetaria in senso espansivo (questo però ha aumentato il valore di mercato dei bond in circolazione). Nel terzo trimestre, poi, per i titoli di Stato italiani ha avuto luogo anche una riduzione consistente del premio per il rischio sovrano.
Anche i prodotti di previdenza complementare hanno approfittato di tale contesto, chiudendo un altro trimestre molto positivo. Secondo gli ultimi dati della Covip (la commissione di vigilanza sui fondi pensione), nei primi nove mesi del 2019, i rendimenti aggregati, al netto dei costi di gestione e della fiscalità, sono stati in media molto positivi per tutte le tipologie di forme pensionistiche: 6,4% e 7,2%, rispettivamente, per i fondi negoziali e i fondi aperti; 9,4% per i PIP “nuovi” unit linked. Anche scendendo nel dettaglio dei rendimenti medi per linea d’investimento, si trovano solo performance positive. Si va infatti dallo 0,9% medio della linea obbligazionaria pura dei fondi negoziali al 13,6% della linea azionaria dei PIP. Il tutto a fronte di una rivalutazione del Trattamento di fine rapporto (TFR) nello stesso periodo dell’1,2%.
L’incidenza dei recenti andamenti dei mercati finanziari risulta marginale su un periodo di osservazione più ampio. I prodotti pensionistici hanno per forza di cose un orizzonte temporale molto lungo. Se si osserva l’ultimo decennio, comunque, i rendimenti medi annui composti di tutte le forme pensionistiche complementari si mantengono ampiamente positivi: in tale periodo (31 dicembre 2008 – 30 settembre 2019), i risultati medi sono pari al 3,7% per i fondi negoziali, al 4,1% per i fondi aperti e al 4% per i PIP unit linked. Nello stesso periodo, la rivalutazione media annua composta del TFR è stata pari al 2%.
Le adesioni
A fine settembre, il numero complessivo di posizioni in essere presso le forme pensionistiche complementari è di oltre nove milioni; al netto delle uscite, la crescita dall’inizio dell’anno è stata del 3%. A tale numero di posizioni, che include anche quelle relative a coloro che aderiscono contemporaneamente a più forme, corrisponde un totale degli iscritti che può essere stimato in circa 8,18 milioni di individui. Nei fondi negoziali si sono registrate 119 mila iscrizioni in più (4%), portando il totale delle posizioni a fine settembre a 3,121 milioni. Gran parte della crescita è spiegata dai dieci fondi con meccanismi di adesione contrattuale attivi. In particolare, il fondo rivolto ai lavoratori del settore edile continua a raccogliere nuove adesioni contrattuali per effetto della forte mobilità occupazionale che caratterizza il comparto di riferimento. Nelle forme pensionistiche di mercato offerte da intermediari finanziari, i fondi aperti totalizzano 1,520 milioni di posizioni, crescendo di 58.000 unità (3,9%) rispetto alla fine dell’anno precedente. Nei PIP “nuovi”, il totale degli iscritti è di 3,360 milioni; la crescita nel semestre è stata di 85 mila unità (2,6%). Nei fondi preesistenti le posizioni all’ultima rilevazione disponibile, risalente alla fine di giugno, erano pari a 652 mila.
Le risorse in gestione
Le risorse complessivamente destinate alle prestazioni ammontano, alla fine di settembre, a 180 miliardi di euro (il dato – si legge nel comunicato Covip – non tiene conto delle variazioni nel periodo dei PIP “vecchi”). Il patrimonio dei fondi negoziali, 55,4 miliardi, risulta in crescita del 9,9% rispetto a fine 2018. Le risorse accumulate presso i fondi aperti corrispondono a 22 miliardi mentre i PIP “nuovi” totalizzano 34 miliardi; nei primi nove mesi del 2019 l’aumento è stato, rispettivamente, del 12,3 e del 10,7%. All’ultima rilevazione disponibile, risalente alla fine di giugno, le risorse di pertinenza dei fondi preesistenti erano pari a 61,9 miliardi di euro.
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