Una piattaforma attraverso la quale i fondi pensione negoziali potranno investire in strumenti finanziari a supporto del sistema produttivo del paese. Ecco l’idea alla base del Progetto Economia Reale, presentato oggi (17 gennaio 2020) a Roma da Cassa Depositi e Prestiti (CDP), Assofondipensione e Fondo Italiano d’Investimento SGR a oltre quaranta fondi pensione italiani, sia negoziali che preesistenti.
Lo scopo dell’iniziativa è quello di fornire ai fondi pensione aderenti la possibilità di co-investire con CDP in strumenti diversificati e con potenziali ritorni in linea con le finalità del risparmio da loro gestito e al contempo di supportare la crescita e la competitività delle imprese italiane facilitando l’afflusso di investimenti verso l’economia nazionale attraverso una piattaforma, costituita da fondi di fondi, gestita dal Fondo Italiano di investimento SGR (FII SGR, controllata da CDP Equity), che investirà in fondi di private equity, private debt, nonché potenzialmente in altre asset class.
Oggi i fondi pensione italiani investono soltanto lo 0,9% in azioni italiane, ha sottolineato il presidente di Assofondipensione Giovanni Maggi. “Sono mancate sinora soluzioni di investimento, veicoli funzionali all’economia italiana e una fiscalità di vantaggio”.
Durante la sessione tecnica di oggi, sono state presentate ai fondi pensione partecipanti le caratteristiche tecniche principali del Progetto. In particolare, Fondo Italiano d’Investimento SGR ha illustrato le peculiarità dei fondi di fondi sottostanti la piattaforma, unitamente alla possibilità, soggetta all’approvazione del Consiglio di Amministrazione di CDP, di CDP Equity e di Fondo Italiano d’Investimento, di godere di una piattaforma di liquidità e di investire in quote di fondi a rendimenti asimmetrici.
L’obiettivo di raccolta dai fondi pensione è di almeno 500 milioni di euro, cui si aggiungono anche le risorse che - coerentemente alla propria missione istituzionale - CDP ha già dedicato (550 milioni ad oggi nei fondi di private equity e private debt) e quelle che potrà decidere di dedicare in eventuali ulteriori asset class nell’ambito del Progetto.
I fondi pensione attualmente gestiscono per conto dei loro aderenti oltre 100 miliardi di euro e possono esercitare un ruolo importante per favorire il sostegno all’economia, all’occupazione e alla crescita del Paese, cogliendo al contempo la possibilità di maggiori rendimenti per i loro iscritti, per un welfare integrativo sempre più efficiente e inclusivo.
Obiettivo rilancio delle adesioni
Per favorire le adesioni sia dei nuovi assunti, sia degli occupati, Maggi ha anche proposto un nuovo semestre di silenzio-assenso, sull’esempio di quanto avvenuto nel 2007 e nel rispetto del principio di volontarietà. Sul tema dell’adesione tramite il cosiddetto contributo contrattuale, Maggi ha sostenuto che “occorre fare un passo in avanti e trovare, anche d’intesa con le parti sociali, le soluzioni per promuovere conoscenza e consapevolezza degli iscritti sull’opportunità di una adesione piena dal punto di vista contributivo (quindi anche con il TFR), senza la quale si generano posizioni modeste che rischiano rapidamente di essere erose dai costi, minacciando così l’efficienza complessiva del sistema”.
Soprattutto tra i giovani, ha sottolineato il presidente di Assofondipensione, la conoscenza della previdenza complementare rimane poco diffusa, e questo fa sì che la percentuale di aderenti sotto i 35 anni sia minima. Maggi ha anche anticipato una futura collaborazione con Edufin, Covip e l’Università Bocconi riguardo a un progetto pilota sull’educazione previdenziale sui posti di lavoro.
Fiscalità da rivedere
Da non dimenticare poi che il presidente di Assofondipensione ha rivolto un pensiero anche al legislatore: “alla data odierna – ha rimarcato – non sembrano previsti nella manovra di bilancio interventi strutturali per rendere più appetibili i fondi pensione, malgrado le richieste da tempo avanzate dalla nostra come da altre associazioni di rappresentanza e dalla stessa Covip. Sarebbe invece auspicabile un provvedimento organico e complessivo in tema di previdenza, sia di primo sia di secondo pilastro”. Maggi ha indicato, tra gli obiettivi di una riforma, la disciplina fiscale, oggi “troppo limitata, inidonea a rispondere alle attuali esigenze prospettate dall’evoluzione della società in generale e del mondo del lavoro in particolare”. E ha fatto riferimento esplicito al regime della tassazione dei rendimenti dei fondi pensione, con calcoli e prelievi penalizzanti e un’aliquota aumentata negli ultimi anni dall’11 al 20%.
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