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La crisi della Germania non tocca l’Europa. Per ora

L’economia tedesca manda nuovi segnali di rallentamento e la Borsa del paese scende. La zona euro tiene, anche dal punto di vista dei listini. Radar sulle elezioni UK per capire il futuro di Brexit.

Marco Caprotti 12/12/2019 | 15:00
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La Germania frena mentre il resto d’Europa procede. L’andamento degli indici e le ultime informazioni macro mostrano che, per quella che fino a qualche mese fa era considerata la locomotiva della regione, le cose non stanno andando bene. E gli operatori continuano a domandarsi se la crisi del paese possa contagiare il resto della regione.

L’indice Morningstar Germany nelle ultime quattro settimane (fino al 10 dicembre e calcolato in euro) ha perso lo 0,24% portando a +21% la performance da inizio anno. Va un po’ meglio nel Vecchio continente. Il paniere Morningstar dedicato all’area in un mese ha guadagnato lo 0,24% (+23,7% da gennaio).

Indici Morningstar Europe e Germany a confronto
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Dati in euro aggiornati al 10 dicembre 2019
Fonte: Morningstar Direct

In questo quadro, le diverse categorie in cui sono suddivisi i fondi che investono nell’equity europeo nell’ultimo mese hanno avuto un andamento contrastante (vedi tabella sotto).

Categorie Morningstar Europa a confronto
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Germania malata
La Germania, intanto, anche sul fronte macro non rassicura. L’ultimo dato reso noto dall’Ufficio nazionale di statistica (Destasis) sugli ordini all’industria tedesca ha fatto venire nuovi dubbi sullo stato di salute della congiuntura del paese dopo che una serie di segnali positivi avevano fatto pensare all’uscita dal tunnel del rallentamento e nel terzo trimestre la recessione è stata evitata per un soffio.

-A ottobre gli ordinativi hanno subìto un calo, destagionalizzato, pari allo 0,4% rispetto al mese precedente.

-In confronto all’ottobre del 2018, la diminuzione è stata del 5,5%.

-La produzione industriale tedesca, intanto è scesa dell'1,7% a ottobre rispetto al mese di settembre (dato Destasis).

Secondo la Bundesbank (la Banca centrale del paese) l’economia tedesca rimarrà stagnante fino alla fine dell’anno e anche nel 2020 segnerà il passo con una crescita stimata al di sotto dell’1%.

Non rasserena gli animi l’indice Zew sulla fiducia della prima economia della zona euro, salito a sorpresa a dicembre a 10,7 punti contro le attese di una variazione nulla e dopo il calo del 2,1 di novembre. L’istituto tedesco ha spiegato che l’incremento nella fiducia dell’economia del paese riflette le attese che le esportazioni e i consumi privati potranno avere un andamento migliore di quanto finora previsto. Ma l’istituto Zew ha sottolineato che i dati piuttosto sfavorevoli della produzione industriale e degli ordinativi del mese di ottobre siano indice di una economia ancora fragile.

“L’economia tedesca sembra essere messa alla prova su diversi fronti: guerre commerciali globali, indebolimento del settore dei servizi e problemi di tipo strutturale in Germania, scarso supporto di paesi quali l’Italia la Francia e la Spagna, che difficilmente si pongono come motori di crescita significativi”, spiega Nicola Mai, responsabile della ricerca sul credito sovrano in Europa di Pimco. “Prevediamo per la Germania una graduale ripresa nel corso del prossimo anno, ma questo dipende dall’allentamento delle tensioni commerciali”.

L’Eurozona cresce, ma piano
Da parte sua la zona euro qualche blando segnale di ottimismo prova a mandarlo:

-Eurostat ha confermato che, nel terzo trimestre, il Pil della regione è cresciuto dello 0,2%.

-L’occupazione è migliorata dello 0,1%

-La spesa delle famiglie è aumentata nel terzo trimestre dello 0,5% rispetto allo 0,2% precedente.

-L’export ha visto un incremento dello 0,4%, raddoppiando il ritmo del secondo trimestre.

-Le importazioni hanno fatto un balzo pari allo 0,6%. 

“Riteniamo che le rinnovate tensioni commerciali siano il rischio principale”, spiega Anja Eijking, gestore del fondo Bmo global convertible bond di Bmo Global Asset Management. “L’economia europea è fragile e vulnerabile a causa della perdurante incertezza, delle condizioni in cui verte la fiducia delle imprese e del calo del commercio globale. Inoltre, i margini di profitto sono diminuiti e un’ondata di ristrutturazioni aziendali potrebbe avere un impatto negativo sul mercato del lavoro e sulla fiducia dei consumatori”.

Sul fronte della politica monetaria, intanto, il nuovo presidente della Bce, Christine Lagarde nella sua prima riunione ha deciso di non toccare i tassi di interesse. Quelli sui depositi sono rimasti al -0,5%, mentre i tassi sulle operazioni di rifinanziamento principali e sulle operazioni di rifinanziamento marginale non si sono mossi, rispettivamente, 0,00% e 0,25%.

Regno Unito: elezioni e Brexit
Gli occhi, intanto, sono puntati sul Regno Unito dove si tengono le elezioni generali. Il risultato sarà importante per le sorti dell’uscita del paese dall’Unione europea. Se dovesse vincere il premier in carica Boris Johnson, l’addio sarebbe inappellabile. Il leader conservatore avrebbe una maggioranza tale da far passare senza troppi problemi la sua posizione in Parlamento e potrebbe iniziare i negoziati sui nuovi rapporti tra Ue e UK.

Se dovesse vincere il capo dei laburisti, Jeremy Corbyn, potrebbe formare un governo e approvare un nuovo referendum su Brexit.

Gli ultimi sondaggi BBC dicono che il partito conservatore è avanti di 10 punti percentuali rispetto ai laburisti (vedi grafico sotto), anche se in leggero calo rispetto a fine novembre. I primi risultati si avranno alle 22 (le 23 in Italia) quando chiuderanno i seggi.

Cosa dicono i sondaggi sulle elezioni UK
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Sondaggio dell’11 dicembre 2019
Fonte: BBC

Per leggere altre analisi sull’Europa, vai nella sezione dedicata del sito Morningstar.it

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Info autore

Marco Caprotti

Marco Caprotti  è Giornalista di Morningstar in Italia.

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