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Alle aziende petrolifere fa bene diventare più sostenibili

Ridurre le emissioni inquinanti produce dei vantaggi nei conti delle compagnie, anche in previsione dell’arrivo di nuove tasse sul carbonio. E i manager avrebbero a che fare con azionisti più concilianti.

Marco Caprotti 28/01/2020 | 14:55
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Alle società petrolifere cosiddette integrate (quelle che si occupano di tutta la filiera, dall’estrazione alla vendita) conviene diventare più green? “Le aziende del settore hanno ben presente la necessità di ridurre le emissioni e si stanno muovendo in questa direzione”, spiega Allen Good, Sector strategist di Morningstar. Il problema è che il 90% delle emissioni sono le cosiddette Scope 3 – quelle che avvengono durante la combustione di petrolio e di gas – e sono quindi al di fuori del controllo delle singole società.

La soluzione adottata da alcune compagnie è quella di implementare piani per la inquinare meno. “Ridurre le emissioni significa, in ultima analisi, tagliare i costi”, dice Good. Quindi le aziende con le emissioni più basse sono quelle che spendono meno. Una situazione molto ambita nell’industria delle materie prime”.

Il petrolio non è tutto uguale, per questo, diverse aziende petrolifere possono produrre emissioni molto differenti. “Investire per diminuire i costi legati all'inquinamento di carbonio potrebbe abbassare le emissioni create dalle operazioni di estrazione fino all’85%”, spiega lo strategist. Fra le opzioni a disposizione per aumentare l’efficienza, ci sono l’elettrificazione dei giacimenti offshore o investire in energie rinnovabili per far funzionare quelli onshore.

Più rinnovabili, meno emissioni
“Abbiamo analizzato gli sforzi computi dalle società integrate per ridurre le emissioni”, spiega Good. “I nostri risultati ci dicono che gli investimenti nella produzione di energie rinnovabili sono quelli che hanno un impatto maggiore nel ridurre le emissioni. Le postazioni di carica per i veicoli elettrici danno una opportunità di crescita alle società del segmento perché gli permetteranno di utilizzare le aree di servizio esistenti per catturare la domanda futura”.

Nonostante l’opinione comune riguardo la loro indifferenza al problema, le aziende petrolifere sono al corrente dei rischi che corrono se non fanno qualcosa. E non solo per motivi legati alle regolamentazioni sulle emissioni che, al momento, sono in vigore solo in alcuni paesi. “Il pericolo più grande per queste aziende e il loro management è rappresentato dagli azionisti che possono decidere di votare contro decisioni che possono portare a maggiori livelli di inquinamento”, dice Good. “Le aziende hanno trovato un accordo sugli sforzi da fare per ridurre le emissioni, grazie anche a programmi come l’Oil and gas initiative della Banca mondiale. Non tutte le società, tuttavia, ci mettono lo stesso impegno”.

Il problema riguarda anche la competitività e gli esborsi di portafoglio. “Mano a mano che la comunità globale propone e raggiunge accordi per ridurre le emissioni, cresce la probabilità che aumentino le tasse sulle emissioni di carbonio”, dice Good. “Ridurre le emissioni è importante e ha anche senso dal punto di vista economico”.

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

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Info autore

Marco Caprotti

Marco Caprotti  è Giornalista di Morningstar in Italia.

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