Early stage, un lavoro pieno di rischi

E’ uno dei momenti più delicati nella fase di lancio di una start up. Ecco quali sono tutti i percoli che nasconde.

Marco Caprotti 21/02/2020 | 09:54
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L’early stage è un lavoro per gente con i nervi saldi. Il termine inglese indica l’operazione di acquisizione temporanea di quote di partecipazione nel capitale di una società, da parte di un intermediario specializzato, per finanziarne la fase iniziale (l’early stage, appunto), con lo scopo di rivenderle in un arco temporale più o meno lungo al fine di realizzare un guadagno in conto capitale. Un lavoro un po’ più pericoloso rispetto a quello che fanno, ad esempio, i fondi di investimento tradizionali che si muovono sui public market e che hanno a che fare con aziende ormai conosciute e di cui è più semplice studiare e capire i fondamentali.

Due fasi
Gli interventi di early stage financing si distinguono, sostanzialmente, in due fasi:

-Investimenti cosiddetti di seed, che servono a finanziare le prime fasi di sviluppo di un business o di un brevetto tecnologico.

-Investimenti di start up, per finanziare la fase di avvio dell’impresa, fornendo il capitale iniziale e la struttura amministrativa e commerciale se l’azienda in questione non le possiede già o intende rafforzarle.

Sono generalmente interventi effettuati attraverso aumenti di capitale successivi, volti a sostenere l’impresa nelle sue fasi di sviluppo.

I rischi
I pericoli non sono pochi:

-Rischio tecnologico, legato al mancato successo del business oppure all’obsolescenza del prodotto che, soprattutto nell’hi-tech, può presentarsi con una rapidità maggiore rispetto ai prodotti tradizionali.

-Rischio legato al timing dell’iniziativa: eventuali concorrenti possono entrare sul mercato con un prodotto simile o con caratteristiche superiori.

-Rischio di rifinanziamento: diversi progetti tecnologici presentano cash flow attesi molto diluiti nel tempo e dover intervenire nel frattempo con aumenti di capitale rappresenta un pericolo se nel frattempo il progetto dovesse fallire (non a caso molti venture capitalist tengono da parte una quota del capitale raccolto per finanziare le diverse fasi di sviluppo delle aziende, il cosiddetto follow on investments).

-Rischio di management, poiché le singole iniziative sono legate allo sviluppo di un’idea proveniente molto spesso da un ricercatore o un gruppo di ricercatori.

-Rischi di dimensione: nell’early stage financing le imprese sono ad uno stadio embrionale e se lo sviluppo del prodotto non le porta a dimensioni significative nell’arco di tempo previsto, ci possono essere difficoltà nel cedere la partecipazione.

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

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Info autore

Marco Caprotti

Marco Caprotti  è Giornalista di Morningstar in Italia.

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