Il venture capital è un gioco per soli uomini? La situazione, dicono le ricerche sull’argomento, negli ultimi anni ha sicuramente visto un progresso anche se, aggiungono gli stessi studi, esistono ampi margini di miglioramento.
Secondo uno studio di PitchBook e All Raise (società no profit che ha come obiettivo quello di aiutare le donne a muoversi nel mondo del venture capital) l’attività di investimento negli Stati Uniti nelle start up fondate da donne è aumentata dal 2010: da 823 aziende a 3.477 (dato al 31 agosto 2019). “Questo indica che molte donne stanno diventando imprenditrici con l’aiuto del venture capital e ci aspettiamo che i numeri aumentino con il crescere di un network che supporti le donne in questo senso”, dice il report.
Leggendo i dati in dollari:
-Nel 2010 negli Usa sono stati investiti tre miliardi in start up in cui c’era almeno una donna fra i fondatori.
-Nel 2018 (ultimo dato completo disponibile) la cifra è salita a 46,3 miliardi.
Operazioni di venture capital in società con almeno una donna fra i fondatori
Ci sono però, sempre con riferimento agli Usa, differenze che riguardano la geografia e i settori (dati al 31 agosto 2019).
-Poche, sono ad esempio, le donne che vengono finanziate nella Silicon Valley (12,1% rispetto agli uomini), mentre la situazione è migliore a New York (15,3%).
-Le imprenditrici sono poche nel settore tecnologico (10,2% rispetto agli uomini), mentre sono di più nel segmento biotech (14,7%).
“Considerando che le donne rappresentano la metà della popolazione mondiale e sono una fetta anche più grande quando si parla di potere d’acquisto, questa scarsa rappresentatività è un problema”, dice lo studio. “Non solo per le imprenditrici di talento, ma anche per interi settori che hanno bisogno di buone idee per raggiungere il loro potenziale”.
La mappa delle discriminazioni di genere
Certo è che, per le donne, a livello globale non è facile reperire capitali per finanziare un’azienda in generale e non solo nel mondo del venture capital. Secondo la ricerca She's the Business di HSBC (realizzata a fine 2019 intervistando oltre 1.200 imprenditrici in Europa, Asia, Medio Oriente e Stati Uniti) più di un terzo delle imprenditrici deve affrontare pregiudizi di genere durante le fase di raccolta di capitali per le proprie attività.
“Il pregiudizio diventa evidente durante il processo di valutazione dell’investimento, quando vengono poste domande sulla situazione familiare, sulla credibilità come imprenditrici e su come prevedono di evitare perdite”, spiega il report. “Inoltre, nel processo di ricerca per nuovi finanziamenti, il 61% delle imprenditrici si trova di fronte team di valutazione quasi esclusivamente composti da uomini”.
Andando nel dettaglio:
-Il 58% delle donne teme che le differenze di genere possano compromettere le fasi di raccolta di capitali.
-La seconda preoccupazione maggiore riguarda la preparazione del business plan (58%) e l’assenza di supporto (41%).
- I timori legati ai pregiudizi sono stati registrati in maniera più consistente a Singapore (80%) e negli Stati Uniti (77%).
-Ci sono maggiori probabilità di non ricevere finanziamenti a Hong Kong (68%) e Singapore (59%), mentre hanno più possibilità di successo le donne statunitensi (65%) e francesi (62%).
Quali sono le soluzioni?
-I network: secondo le imprenditrici intervistate il supporto di un network forte è essenziale per il successo imprenditoriale, tuttavia la crescita delle imprenditrici è limitata dalla mancanza di guide valide.
-Superare i pregiudizi: gli investitori possono contribuire a evitare le disparità di genere, ad esempio rivedendo regolarmente le proprie scelte di investimento (73%) e predisponendo panel di investitori misti (46%).
-Conoscenze in materia di investimenti: le imprenditrici vorrebbero maggiore chiarezza sui criteri d'investimento e auspicano una maggiore trasparenza sull'intero processo.
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