Lunedì 16 marzo è stata un’altra giornata nera per i mercati finanziari. Le mosse coordinate delle Banche centrali del G10 per garantire liquidità al sistema e il taglio dei tassi di interesse a zero da parte della Federal Reserve domenica sera non sono bastati a tranquillizzarli.
Quel motto partito dall’Italia, #restiamoacasa, ora è stato fatto proprio anche da altri paesi, come la Francia, la Spagna e l’Austria. Misure restrittive a vari livelli sono state prese un po’ ovunque, compresi gli Stati Uniti. Le scuole sono chiuse, le manifestazioni annullate. Restano aperti i supermercati, le farmacie e i negozi di beni primari. Siamo invitati a uscire solo per comprovate esigenze e con un’autodichiarazione. E’ innegabile che ci troviamo di fronte a una situazione mai sperimentata prima e che ci può fare paura. Ma è quello che dobbiamo fare prima di tutto per la nostra salute, per quella degli altri e per non far collassare il nostro sistema sanitario.
Reazioni eccessive sui mercati
I mercati non amano l’incertezza e quindi reagiscono violentemente, ma #restiamoacasa alla fine farà bene anche ai nostri investimenti. “E’ esattamente quello che dobbiamo fare”, dice Karen Andersen, strategist di Morningstar. “Il fatto che le misure di ‘distanza sociale’ siano prese con questa velocità è incoraggiante”.
Se non ci facciamo spaventare dai pesanti cali delle Borse di questi giorni e dai tempi che ci sembrano infiniti, probabilmente ci accorgiamo che i mercati stanno reagendo eccessivamente a una minaccia che non durerà per sempre. Ed è questa la posizione dei ricercatori di Morningstar. “Abbiamo leggermente rivisto le nostre previsioni sul Pil (Prodotto interno lordo) globale per il 2020, da un -1,5% a una possibile flessione fino al 2%”, spiega Preston Caldwell, analista azionario. “Ma queste stime fluttuano ogni giorno per cui vanno prese con le pinze. Quello che conta è l’impatto nel lungo termine, che continuiamo a ritenere sarà minimo (0,3% sul Pil). Per questo il crollo delle azioni delle ultime sedute non riteniamo sia giustificato ad oggi”.
Ma qual è il miglior scenario per l’economia? “Il cuore del sistema produttivo non si deve fermare”, dice Caldwell. “Fabbriche, logistica, catene di fornitura devono continuare a funzionare nella massima estensione possibile”. Per il resto, dobbiamo accettare le misure restrittive, che sicuramente avranno un impatto nel breve, ma faranno bene alla congiuntura nel lungo periodo.
In attesa del vaccino
Per combattere il virus è necessario trovare una cura e un vaccino. Sul primo fronte, si è in attesa degli esiti della fase 3 di sperimentazione del remdesivir, il farmaco prodotto da Gilead Sciences, che dovrebbero essere resi noti tra fine marzo e aprile. Secondo il Wall Street Journal, 14 americani della nave da crociera Diamond Princess, severamente malati e con in media 75 anni di età, sono stati trattati con questa medicina per dieci giorni e pare siano migliorati. “E’ una buona notizia”, dice Andersen, la quale ricorda anche che ci sono altre sperimentazioni in corso, incluse quelle di Sanofi e Regeneron sul farmaco anti-artrite Kevzara.
Non dobbiamo farci illusioni dal punto di vista dei contagi. Nelle prossime due o tre settimane la situazione a livello globale peggiorerà, ma poi potremmo cominciare a vedere un po’ di luce. Sempre che i nostri comportamenti siano virtuosi, dentro e fuori dai mercati. #restiamoacasa.
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