Lockdown e volatilità dei mercati mettono a rischio le prospettive economiche dell’Italia. E a finire sotto la lente degli operatori sono soprattutto le banche della Penisola. Un settore, quello degli istituti di credito, da sempre legato a doppio filo agli umori della congiuntura.
L’indice Morningstar Italy in un mese (fino al 2 aprile e calcolato in euro) ha perso il 21,8%, portando a -28,3% la performance da inizio anno (+25,8% nel 2019).
Indice Morningstar Italy da inizio anno
Dati in euro aggiornati al 2 aprile 2020
Fonte: Morningstar Direct
L’andamento, nei diversi periodi, si è riflesso in quello medio dei fondi dedicati all’azionario italiano.
Alla luce delle preoccupazioni per il sistema economico italiano (che sono state espresse di recente anche dal governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco), DBRS Morningstar ha ripreso in mano le analisi su nove banche del Belpaese, in una nota del 2 aprile (clicca qui per saperne di più sulla metodologia dei rating). Il risultato è stato la conferma del giudizio sul merito di credito per tutti gli istituti, anche se per sei di essi il trend (le prospettive future del rating) è passato da stabile a negativo (vedi tabella sotto).
Rating e trend per 9 banche italiane
Revenue in calo
Le ampie e crescenti problematiche legate alla pandemia di Covid-19 metteranno sotto pressione i guadagni delle banche e, più in generale, i loro bilanci almeno per tutto il 2020.
“In termini finanziari, il risultato probabile sarà un calo delle revenue dovuto alla combinazione fra bassi tassi di interesse e minori volumi di affari, anche se ci aspettiamo un aumento delle linee di credito per supportare la liquidità delle aziende. Soprattutto quelle di piccole e medie dimensioni”, spiega Elisabeth Rudman managing director e responsabile dell’analisi sui gruppi finanziari in Europa e a livello globale di DBRS Morningstar. “Ci aspettiamo anche che la forte discesa dei mercati possa condizionare negativamente i guadagni derivanti dall’asset management”.
Il pieno impatto della pandemia sui conti degli istituti si vedrà nei prossimi trimestri. “Le implicazioni nel medio e lungo periodo, invece, dipenderanno dall’evoluzione dell’outbreak, dalla durata del lockdown e da come sarà gestita la fase di recupero”, dice Rudman. “Una crisi prolungata potrebbe spingere verso una revisione al ribasso dei rating”.
Banche piccole e medie più a rischio
I rischi sono particolarmente pronunciati per le banche di medie e piccole dimensioni. “In generale si tratta di istituti che stanno ancora portando avanti il processo di riduzione dei non performing loan (Npl, i crediti in sofferenza, Ndr) e i programmi di ristrutturazione dei costi per contrastare il calo dei guadagni. Alcune di queste operazioni, ora, potrebbero essere complicate o essere annullate. Oltre a questo, ci sono banche che sono meno diversificate e che hanno minore flessibilità rispetto alle concorrenti più grandi”.
Va detto che molti istituti italiani si trovano oggi in una situazione diversa rispetto a quando il comparto ha dovuto affrontare altre crisi economiche. “Hanno migliori coefficienti patrimoniali, una liquidità maggiore e una migliore capacità di finanziamento”, dice Rudman. “Oltre a questo, il settore ha fatto grandi passi avanti per ridurre l’ammontare degli Npl accumulati nel corso delle ultime crisi. Ma sono stati anche migliorati i processi di gestione e ci sono stati dei progressi nella corporate governance”.
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